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Home » Cinema e Tv » Film e Cinema » FRANCESCA CABRINI/ Il film che ricorda com’è nato il suo “impero della Speranza”

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FRANCESCA CABRINI/ Il film che ricorda com’è nato il suo “impero della Speranza”

Il film di Alejandro Monteverde "Francesca Cabrini" è da vedere assolutamente, preferibilmente al cinema oppure in dvd

Gianni Foresti
Pubblicato 18 Aprile 2025
Una scena del film

Una scena del film

Francesca Cabrini (2024) di Alejandro Monteverde è un film da vedere assolutamente, preferibilmente al cinema oppure in dvd. Il suo arrivo in Italia si deve alla coraggiosa Federica Picchi che con la Dominus Production ha realizzato la versione italiana e lo ha distribuito.

Ci vuole coraggio a portare film di un certo valore etico-sociale o di significato cristiano in Italia e la Dominus Production ci ha già regalato altri titoli come Cristiada (2012), God’s not dead (2014), Unplanedd – La storia verta di Abby Johnson (2019), Sound of Freedom – Il canto della libertà (2023). Film che non sarebbero mai arrivati da noi, ma che globalmente hanno avuto, contrariamente alle gufate, successo di critica e di incassi.


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Sarò più lungo del solito, ma la pellicola ha una una durata di due ore e venti minuti e non è certo una storia banale come Anora (quello che ha indecorosamente vinto all’Oscar e che ha una durata uguale).

Il film Francesca Cabrini  racconta la vita di Madre Francesca Saverio Cabrini (Cristina Dell’Anna), la prima santa americana che, prendendo i voti, si aggiunse il nome Saverio pensando al missionario Padre Francesco Saverio arrivato quasi in Cina. Lei andrà invece in America ed è la patrona degli immigrati. Una donna determinata, coraggiosa, intraprendente, tutto dovuto al carisma per cui Dio la scelse.


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Tra il 1889 e il 1910 due milioni di italiani emigrarono in America. Poveri, molti analfabeti, senza conoscere la lingua inglese, considerati di razza inferiore e chiamati col nomignolo dispregiativo dago (che deriverebbe dalla latinizzazione del termine dagger, coltello), erano considerati la feccia della città di New York.

La scena iniziale del film Francesca Cabrini è drammatica, si apre nel quartiere di Five Points, un bambino italiano trasporta la madre morente di tifo su una carriola chiedendo aiuto ai passanti e all’ospedale, nell’indifferenza generale, gli viene negato il soccorso finché due poliziotti gli portano via la mamma. Il bimbo, già orfano di padre, non la rivedrà più nemmeno da morta.


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La seconda scena è con Madre Francesca Cabrini affetta da tisi, con una diagnosi che le lascia cinque anni di vita, sfiancata da una persistente tosse, sta molto male. Le ordinano riposo assoluto, ma lei non può fermarsi e deve obbedire al compito che Dio le ha affidato.

Ha fondato l’ordine delle Suore missionarie del Sacro Cuore e ha il progetto di andare in Cina a istituire orfanotrofi. Ha scritto a papa Leone XIII ben undici lettere, ma è sempre stata rimbalzata. Si reca a Roma e il monsignore di curia romana la invita a stare al suo posto, frase che le verrà ripetuta tante volte nel corso della sua vita, spesso in maniera intimidatoria.

Lei salta il prelato e si presenta sfacciatamente dal Santo Padre (Giancarlo Giannini): Quanto rumore fa una donna da sola!, e le ricorda che è la Lombardia, dove ha il suo orfanotrofio, lo scopo della sua missione.

E lei con determinazione: È perché sono una donna? Perché non c’è mai stato un ordine indipendente di missionarie donne?

Ma perché la Cina? Sembra proprio che lei voglia costruire un ordine mondiale, le risponde Sua Santità.

Ma il mondo è troppo piccolo per quello che vuole fare Madre Cabrini, lei vuole far sorgere un impero di Speranza. Contro ogni aspettativa, il Papa approva la sua missione, ma… in America, presso gli immigrati italiani: Se per lei il mondo è troppo piccolo che differenza fa dal luogo da cui si parte?

Madre Cabrini insieme a poche consorelle parte alla volta di New York.

E lì si scontra prima con il potere clericale e poi politico. Si ritrova senza un luogo in cui andare perché l’Arcivescovo irlandese Gorrigan (David Morse) di New York ha stoppato la sua missione, ma Madre Cabrini affronta il prelato con  la lettera di approvazione del Papa e, senza nessun aiuto curiale, inizia la sua missione recandosi nelle fogne di Five Points in cerca dei poveri italiani immigrati e degli orfani.

Madre Cabrini va avanti senza paura e intelligentemente contatta un giornalista del New York Times portandolo a visitare il quartiere dove i topi vivono meglio degli uomini, il quale scrive un articolo che termina con una domanda: Non dobbiamo a questi bambini una vita migliore di quella di un ratto?

L’intraprendenza e l’eco della stampa non le giovano, l’Arcivescovo la mal sopporta e le ordina di non chiedere denaro ed elemosine agli americani: Questo è un ordine di obbedienza.

Nel frattempo trova una casa in un bella zona e si insedia con i suoi orfanelli irritando il sindaco per i poveracci che adesso circolano liberamente per l’elegante quartiere. Questi s’inalbera con l’Arcivescovo che, a suo dire, si fa mettere i piedi in testa da una donna, per giunta suora oltre che italiana e ricatta il prelato, se non provvederà a rimediare non sovvenzionerà più i bisogni  degli immigrati irlandesi.

Il caso volle che i gesuiti avessero messo in vendita per pochi soldi una tenuta sul fiume Hudson perché, malgrado numerosi scavi, non avevano trovato una sorgente d’acqua. Con il poco in suo possesso e il rimanente dato dall’Arcivescovo (più che altro per togliersela dai piedi), Madre Cabrini acquista il complesso e dopo faticosi scavi trova l’acqua.

Dopo la tragica morte di uno dei suoi ragazzi, le viene l’idea di aprire un ospedale. L’impresa è titanica, necessita di troppi soldi. Chiede finanziamenti alle banche e a persone facoltose, ma tutti si negano. Quindi, organizza una festa all’aperto con burattini e canti popolari italiani, con lo scopo di raccogliere fondi per l’ospedale. Ma la polizia interviene e l’arresta con vari pretesti e con quanto raccolto  paga l’ammenda per la sua scarcerazione.

L’Arcivescovo le ordina di partire per l’Italia e di non tornare mai più in America: Lei è un problema per l’arcidiocesi. La sua missione è finita. Gli italiani sono sopravvissuti fino ad oggi senza di lei e continueranno a farlo.

Madre Cabrini torna a Roma, ma per presentarsi alla Camera dei deputati e sfacciatamente (per i tempi di allora) tiene un discorso ai presenti, concludendo che nell’ora della morte ci verrà chiesto che cosa abbiamo fatto. L’obiettivo è un finanziamento per l’ospedale e propone che se con questi dovesse fallire, tutte le proprietà in quel momento in suo possesso andranno ai finanziatori.

Il prestito le viene concesso e con il beneplacito del Papa torna a New York. L’Arcivescovo l’avverte che sta sfidando persone molto potenti e che né il Papa, né lui potranno proteggerla.

E continuano i guai con i poteri forti, un incendio doloso viene appiccato durante la ristrutturazione dell’ospedale. Madre Cabrini si presenta allora direttamente dal sindaco di New York Mayer Gould (John Lithgow), questi con sgarbo la allontana dallo studio, ma lei fa presente che se lui l’aiuterà, provvederà a favore della sua prossima campagna elettorale. Il sindaco le risponde che sarebbe stata un’ ottima politica e un grande uomo. No! Perché  un uomo non potrebbe fare quello che facciamo noi donne!

Il film Francesca Cabrini si conclude con la mappa mondiale con tutti gli ospedali, scuole, orfanotrofi che Santa Francesca Cabrini ha fondato nel mondo, di fatto l’impero di Speranza di cui sopra.

Concludo dicendo Francesca Cabrini non è un biopic in stile santino, è un film molto realistico in cui la figura della Santa è umana e concreta, è il riconoscere Gesù nei poveri e derelitti che la spinge in azione, come Santa Madre Teresa di Calcutta.

L’attrice Cristina Dall’Anna interpreta con essenzialità e personalità la figura della Santa, senza fronzoli, una bella e buona immedesimazione. Un buon cast internazionale con il nostro Giancarlo Giannini (Leone XIII), e i sempre vivi David Morse e John Lithgow. Buona la regia di Alejandro Monteverde che già aveva stupito con Sound of Freedom.

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