A “L’Ora Solare” di Paola Saluzzi una delle ospitate più sentite per la padrona di casa, oltre che una scoperta per il pubblico da casa che ancora non la conosceva, era stata quella di Francesca Stilla, “la giudice dei piccoli” come è stata ribattezzata da alcuni quotidiani e che, a detta della stessa conduttrice del talk show in onda su Tv2000, è “una donna che mette assieme tante qualità e virtù, ma è anche la figlia che tutte noi vorremmo”. Giudice del Tribunale per i Minorenni di Roma da qualche anno e autrice di un libro edito per Armando Curcio Editore (“Emily06, ragazzi nella Rete”), la Stilla è balzata di recente agli onori delle cronache per la sua dedizione nell’occuparsi di ragazzi in cerca di una famiglia, o che hanno bisogno di un aiuto per ricostruire la loro. “Essere magistrato non è solo un lavoro, ma una regola di vita, non ho mai pensato ‘Chi me l’ha fatto fare?’ perché è il lavoro più bello del mondo”.
Infatti, come aveva già raccontato in altre occasioni, Francesca Stilla aveva deciso già da piccola che voleva fare il giudice e la strage di Capaci, oltre che figure fondamentali come quella del magistrato Rocco Chinnici, assassinato da Cosa Nostra, hanno avuto un peso fondamentale nella sua scelta. “Ero piccola, avevo 8-9 anni e volevo fare il giudice senza sapere cosa significasse: avevo l’esperienza dei miei dissidi familiari cool mio bisnonno che risolveva i casi, una specie di mediatore, un conciliatore” racconta alla Saluzzi la diretta interessata, spiegando che poi anche il sacrificio di Chinnici fu importante per la scelta di fare il pm. “Negli ultimi anni universitari però ho cominciato a coltivare la passione per il giornalismo” continua la Stilla, spiegando ai telespettatori il motivo per cui la sua conoscenza con la conduttrice risale a circa 20 anni fa. “Ero a San Giovanni Rotondo, sul sagrato, e Paola presentava una serata per la beatificazione di Padre Pio” dice e la Saluzzi ricorda come la futura giudice le chiese consigli sul percorso e le scuole da frequentare per diventare giornalista.
FRANCESCA STILLA, “ESSERE MAGISTRATO NON E’ UN LAVORO: E’ UNA REGOLA DI VITA”
“Il nostro lavoro ha tante cose in comune” ammette la Stilla, provando a fare un parallelismo col mestiere della Saluzzi, prima di rievocare il commovente episodio della scoperta del superamento del concorso per entrare in magistratura. “Ero a un concerto di Baglioni, avevo fatto un provino per il corpo di ballo e mio padre all’ora di pranzo mi raggiunse per darmi la notizia”. E quali furono le sue parole? “Ce l’hai fatta figlia mia talentuosa” la anticipa la Saluzzi che poi prova a collegare la serenità dell’infanzia vissuta in famiglia della Stilla col suo lavoro. “Grazie alla mia di famiglia ho la serenità e la stabilità per accostarmi a queste storie molto difficili, o molto tristi, di donne che hanno combattuto per riavere i figli. E poi nei volti dei bambini rivedo quelli delle mie nipoti” aggiunge, ricordando che ogni ragazzo ha diritto di essere ascoltato, mentre se invece il minore viene dall’area penale allora compare col suo avvocato ma “anche lì si cerca di far capire che è in un ambiente per lui, per la sua tutela e che non verrà giudicata la sua persona”.
“La pena deve aiutare a migliorare la persona: si deve partire dal fatto ma poi è la persona che si deve curare” risponde senza mezzi termini la giudice alla Saluzzi quando si passa poi all’ultima parte dell’intervista: dopo l’intervento in collegamento esterno di Paola Gobbi, pedagogista dell’associazione CAF Onlus a sostegno delle famiglie, si parla della possibilità di ricominciare che si trovano spesso davanti i bambini: “Spesso sono pronti più degli adulti, ma vanno protetti e guidati, e gli educatori sono una risorsa fondamentale. E nessuno si salva da solo”, dice riecheggiando anche le parole del Pontefice e introducendo il tema del suo romanzo. L’introduzione è proprio di Caterina Chinnici. la figlia del giudice Rocco: “Un libro sotto forma di racconto con disegni: è un romanzo educativo che si rivolge agli adolescenti ma è utile anche a genitori e insegnanti” dice la Stilla spiegando che è la storia di sei giovani ragazzi, diversi tra di loro, e alle prese con relazioni affettivi interpersonali che deludono; da qui la loro solitudine che finisce purtroppo per trovare una cassa di risonanza nella Rete e nei pericoli in essa insiti.