Francesco Marchetto, il maresciallo dei carabinieri che per primo interrogò Alberto Stasi subito dopo l’omicidio di Chiara Poggi, è stato intervistato ieri sera dal programma di Rete 4, Quarta Repubblica, condotto da Nicola Porro. L’ex carabiniere oggi in pensione ricorda così il 13 agosto del 2007: “Quel giorno io mi trovavo nei lidi ferraresi, a casa della moglie e delle figlie, mi avvisano, prendo la macchina e ritorno immediatamente, rientro alle 16:27, vado subito in via Pascoli, arrivo sul posto, metto i calzari sulle scarpe, poi vedo che non ci sono guanti e mi metto le mani in tasca”.
Quindi prosegue: “La cosa che più mi ha colpito della scena del crimine è tutto quel sangue e la posizione della povera ragazza, mi ha colpito anche il gran numero di persone che c’erano all’interno”. E ancora: “Vedevo alcune persone senza calzari ed altre senza guanti, ma io ho fatto il mio poi sono rientrato in caserma perchè stavano arrivando i primi testimoni. Quando arrivo in caserma noto in una stanza che dalle ore 16:00 i colleghi di Pavia stavano già sentendo Alberto Stasi”.
FRANCESCO MARCHETTO: “STASI? LA SUA BICICLETTA…”
Cosa c’ero di Stasi che non tornava? “L’unica cosa che mi colpisce è quando alla fine di tutto prende la bicicletta da donna e va presso la sua abitazione, ma la bicicletta da donna se vogliamo tenere in causa quella bici, era di proprietà del padre Nicola e non era a casa ma nel magazzino di papà. Io il giorno seguente andai a vedere quella bici, mi caricai papà Nicola sulla macchina perchè aveva i vetri neri dietro. Lui con quella bici avrebbe dovuto andare al capannone e non a casa”.
Tornando a Stasi e all’interrogatorio, Francesco Marchetto spiega: “Quando vedo i colleghi che stavano sentendo Stasi dalle 16:00 io parlo con il pm e gli dico se potevo fargli un paio di domande. Poi me l’hanno portato in ufficio, gli ho chiesto se fosse entrato in casa e come ha trovato il viso della povera Chiara? Lui disse pulito e a quel punto tirai fuori la foto della Chiara il cui viso era totalmente sporco di sangue. Poi andai dal pm, dissi che avrei iniziato a sentirlo e che c’era la possibilità di un fermo. Siamo rientrati assieme, Stasi viene fatto accomodare in sala d’attesa, dove c’erano i genitori e il primo avvocato di Alberto”.
FRANCESCO MARCHETTO: “FECI DUE DOMANDE AD ALBERTO STASI POI…”
E ancora: “Lo abbiamo fatto rientrare, l’abbiamo sentito e non se ne fece nulla perchè molto probabilmente venne rincuorato dalle persone in sala d’attesa. A caldo con la domanda che gli ho fatto, ho visto che è rimasto sul titubante, per questo che ancor prima di iniziare al verbale ho pensato al fermo, c’era qualcosa che non funzionava. Poi quando rientrò lo risentimmo ma non se ne fece nulla”.
Sulle questioni che secondo Francesco Marchetto andavano approfondite: “Quando prendo in mano il verbale della Stefania Cappa che dice di avere una bicicletta di colore nero, ho notato che nessuno era andata a vederla. Poi vedo che c’è il verbale della mamma, Poggi Rosa, che dice che esce da casa verso le 9:15-9:30. C’è anche il verbale del signor Vignati, un commerciante di Garlasco, che mentre era nel suo negozio vede transitare questo piccolo SUV nero alle 8:30 verso via Pascoli. Chiedo al mio comandante di andare a sentire queste persone, ma la risposta che mi fu data fu: hanno un alibi. Secondo me andava sentita in particolare la signora Poggi Rosa… indagare a 360 gradi soprattutto i primi giorni penso sia un atto dovuto”.
FRANCESCO MARCHETTO: “PERCHE’ NON SI E’ ISPEZIONATO IL CAPANNONE DI ALBERTO?”
Sui passaggi futuri: “Non è che sono stato escluso da questa indagine. Con il passare dei giorni vedevo che la stazione di Garlasco veniva usata più che altro per atti amministrativi, non era più concentrata sul discorso indagine”. Quindi Francesco Marchetto si è concentrato sulla famosa bicicletta di Stasi come indicato dalla super testimone Bermani: “Io il 14 sono andato a vedere la bicicletta, non era quella descritta nel verbale della Bermani, ho fatto un’annotazione di servizio dove vado ad indicare cosa era differente da quel verbale. I giorni 14 e il 20 di agosto del 2007, il pm ha fatto due decreti di perquisizione verso ignoti e verso Alberto Stasi per l’abitazione di Alberto Stasi e in tutte le pertinenze e i luoghi che Stasi poteva avere nella disponibilità”.
E ancora: “Ma questi due decreti dove c’era la possibilità di accedere nel capannone… riteniamo Alberto Stasi indagato, ma a nessuno viene in mente di andare a controllare il capannone, in bagno, se per caso si è lavato e si è cambiato? Perchè nessuno ha poi sequestrato in quel momento la bici da donna? Il 25 agosto del 2007 la signora Bermani si reca a Vigevano dove integra il verbale del 13 agosto, ricordandosi alcuni particolari in più della bici vista sul muretto della casa dei Poggi: perchè nessuno è andato a vedere la bici? E’ sempre colpa di Marchetto”, conclude ovviamente ironico lo stesso ex maresciallo.