La Francia vuole mettere un freno alla transizione ecologica e scrive un documento per la Commissione Ue in cui mette nero su bianco che, se non si fermano le regole green, le sue aziende rischiano grosso. A rivelare il clamoroso retroscena è Bloomberg, che ha visionato il documento: nelle 22 pagine la Francia chiede una profonda revisione delle normative europee, a partire dalle regole ESG.
Il processo di semplificazione di cui ha bisogno l’Europa, secondo il governo francese, deve partire con “una massiccia pausa normativa“. Inoltre, va riesaminata e rivista la recente legislazione, visto che le leggi introdotte si sono “mal adattate al nuovo contesto di esacerbata concorrenza internazionale e alle politiche non collaborative dei nostri principali concorrenti internazionali“.
Nel documento, datato 20 gennaio, la Francia imprime una forte spinta per la ricalibrazione delle regole green, che impongono una serie di nuovi requisiti di rendicontazione ambientale, sociale e di governance che mettono a rischio le aziende europee, peraltro in una fase in cui gli Usa si preparano invece a una fase di deregolamentazione voluta da Trump.
REGOLE GREEN, PRESSING DELLA FRANCIA SULL’UE
La Francia, dunque, mette pressione ora all’Ue, che pure aveva dichiarato di voler fare della semplificazione normativa una parte fondamentale della sua agenda per i prossimi cinque anni. Aveva affrontato la questione in una bozza di relazione sulla sua strategia per la competitività, prevista per la prossima settimana, mostrandosi disponibile a compiere uno sforzo di semplificazione senza precedenti per contribuire a raggiungere l’obiettivo di ridurre gli obblighi di rendicontazione di almeno il 25%.
Ora però la Francia si fa avanti chiedendo, ad esempio, di esentare le società a media capitalizzazione da alcuni obblighi normativi, semplificare le norme sugli aiuti di Stato e rivedere i regolamenti sulle sostanze chimiche, evidenziando – aggiunge Bloomberg – che la portata della sfida che l’UE sta affrontando in una battaglia sempre più dura per ottenere condizioni di parità. Questo freno alla transizione ecologica è indispensabile secondo il governo francese alla luce del mutato contesto politico e per l’onere economico imposto alle aziende dal quadro normativo del blocco.
Infatti, si fa notare come l’Ue stia perdendo il 10% del suo potenziale di Pil. “Dobbiamo concentrarci sulla legislazione che complica la vita quotidiana delle vostre aziende e ne rallenta la crescita“, il monito di Eric Lombard, ministro francese dell’Economia. Sono tante del resto le sfide da affrontare per la Francia, come il deficit da capogiro, la crisi economica e le sue turbolenze politiche.
“REGOLE GEEN DA RIVEDERE E SEMPLIFICARE”
La Francia chiede anche una semplificazione delle norme che riguardano il settore bancario, tra cui ulteriori ritardi nell’attuazione della cosiddetta revisione fondamentale dei requisiti del portafoglio di negoziazione previsti da Basilea III. Inoltre, propone la creazione di una nuova categoria di imprese di medie dimensioni per alleggerirne l’onere normativo. Dopo la Germania, che aveva chiesto la revisione della Corporate Sustainability Reporting Directive, ora l’altra maggiore economia europea fa pressione pubblica alla Commissione Ue per apportare tagli a una normativa che sta per costringere ben 50mila aziende a comunicare centinaia di dati ESG.
Da parte della Commissione Ue ci sarebbe apertura all’inserimento di limiti significativi alla portata della CSRD: Bloomberg, sulla base di indicazioni di persone che hanno familiarità con la questione e che hanno chiesto di restare anonime, ha rivelato che ci sono colloqui in corso. Potrebbero proseguire fino al 26 febbraio, quando si dovrà discutere ed eventualmente adottare la legislazione omnibus, ma la tempistica potrebbe essere soggetta a modifiche.