La Corte Costituzionale francese ha abolito, dichiarando difatti incostituzionale, una norma del 1945 che penalizzava le donne nella conservazione della cittadinanza: l’articolo 9 dell’ordinanza n. 45-2441 – in vigore fino al 1951 – consentiva agli uomini sotto i 50 anni di mantenere la nazionalità francese anche acquisendo una cittadinanza straniera – previo assenso governativo – mentre le donne la perdevano automaticamente, senza possibilità di deroga, una disparità giudicata “ingiustificata” dai giudici in quanto la legge violava i principi di uguaglianza sanciti dalla Costituzione, trasformando la cittadinanza in un diritto variabile, dipendente dal genere.
La decisione – sollecitata dalla Corte di Cassazione – affonda le sue ragioni addirittura nel dopoguerra e proprio in quegli anni la norma puntava a prevenire l’elusione del servizio militare maschile – considerato dovere imprescindibile – ma per le donne l’effetto fu tragico in quanto furono ridotte a cittadine di serie B, private di diritti fondamentali e senza alcun margine di appello. La Corte ha richiamato un precedente del 2014 rimarcando come discriminazioni di genere – anche se figlie del loro tempo – non possano sopravvivere in una società moderna.
Francia e gli effetti limitati della sentenza: giustizia solo per le dirette interessate
Nonostante il verdetto decisivo, la Corte ha circoscritto gli effetti della pronuncia esclusivamente alle donne direttamente interessate che persero la cittadinanza tra il 1945 e il 1951 che potranno vederla riconosciuta retroattivamente mentre i discendenti non avranno accesso automatico alla nazionalità ma potranno richiederla attraverso iter specifici, in base ai singoli casi; una scelta controversa che inevitabilmente solleva critiche polemiche e qualcuno si chiede perché non possa esserci possibilità di riparazione per tutti i coinvolti, denunciando il paradosso di una giustizia che, spesso e volentieri, arriva troppo tardi.
La sentenza, però, segna un punto di rottura – soprattutto sul piano simbolico – con il passato: oltre a cancellare un retaggio maschilista, rafforza il principio per cui nessuna legge può creare gerarchie di genere – neanche in nome di esigenze storiche – così in un’Europa dove diritti acquisiti sono tornati in discussione, la Francia riflette su come bilanciare memoria e riparazione e i tribunali si preparano a riesaminare casi archiviati da decenni tenendo conto che la pronuncia della Corte Costituzionale – anche se limitata nel raggio d’azione – potrebbe aprire la strada a nuove istanze simili.