L’ex sindaco del comune di Capaccio Paestum ed ex presidente della provincia di Salerno, nonché ex collaboratore del governatore campano Vincenzo De Luca, Franco Alfieri è stato raggiunto da una seconda misura cautelare con l’ipotesi di voto di scambio politico mafioso da parte degli agenti della Direzione investigativa antimafia salernitana: un’operazione che ha condotto a dieci arresti complessivi, mentre per ora le indagini sono ancora in corso e potrebbero ulteriormente estendersi; con lo stesso Franco Alfieri che – attraverso i suoi avvocati – si è dichiarato estraneo all’accaduto, in attesa di poter studiare approfonditamente gli atti non appena verranno consegnati dagli inquirenti.
Prima di arrivare alle novità, è bene ricordare che Franco Alfieri era già arrestato lo scorso ottobre al termine di una lunga inchiesta che lo vedeva potenzialmente colpevole di corruzione e ‘turbata libertà degli incarti’ dopo aver trovato prove di presunti appalti truccati a favore di alcuni imprenditori amici e a febbraio di quest’anno si era dimesso dalle cariche politiche prima di finire agli arresti domiciliari; mentre la nuova inchiesta della DIA verte attorno al 2019, poco prima di venisse eletto sindaco di Capaccio Paestum.
Di cosa è accusato Franco Alfieri: i voti elettorali in cambio del lido Kennedy a Roberto Squecco
All’epoca – secondo le carte della DIA anticipate da alcuni quotidiani – Franco Alfieri prese contatti con il Roberto Squecco già in carcere per associazione a delinquere a stampo mafioso siglando un patto con lui e l’ex moglie Stefania Nobili: l’idea era quella di garantire al non ancora sindaco i voti necessari per le elezioni, in cambio della conferma a Squecco della titolarità sul lido abusivo Kennedy, eventualmente “anche tramite prestanome”.
L’accordo – tuttavia – non andò a buon fine perché proprio nel 2019 il tribunale salernitano ne ordinò la demolizione per riqualificare l’area, ma a quel punto lo stesso Squecco prese contatti con l’ex poliziotto comunale Antonio Bernardi e l’ex dipendente cimiteriale Michele Pecora affinché esercitassero pressioni su Franco Alfieri tramite l’ex assessora Mariarosaria Picariello per impedire la demolizione: il lido venne abbattuto e dalle minacce Squecco passò ai fatti organizzando una serie di incontri con tre malviventi di Baronissi nel corso quei quali organizzarono un attentato dinamitardo contro lo stesso Alfieri, poi saltato a causa del mancato accordo finale.