Federico Freni, sottosegretario della Lega al Ministero dell’Economia e delle finanze, ha pubblicato una riflessione sul nuovo patto di stabilità sulle pagine del Foglio, soffermandosi anche sul valore politico. Infatti, secondo lui è la sintesi perfetta di un “rinnovato spirito unitario” che è riuscito a coniugare “visioni differenti per una sfida che doveva essere (e così e stata alla fine) necessariamente condivisa”.
L’Europa con il nuovo patto di stabilità, sottolinea Freni, “è stata all’altezza del suo ruolo, trovando un compromesso su regole comuni”. Una conquista, però, ottenuta grazie alla spinta del governo italiano che “ha lavorato, fin dall’inizio, per arrivare ad un Patto che tenesse conto delle condizioni macroeconomiche di tutti i paesi, senza distinzioni”, punto che rappresenta “orgogliosamente il primo risultato che l’Italia è riuscita a portare a casa“. Ora, però, riscoperto “lo spirito unitario”, invita Freni continuando il suo ragionamento sul patto di stabilità, è importante “preservarlo nel tempo, alimentarlo e accrescerlo” al fine di “riscoprirci, nell’interesse del paese, non ospiti a casa d’altri, ma proprietari di un bene comune”.
Freni: “Ottimi nel nuovo Patto di Stabilità il risanamento morbido e il rilancio degli investimenti”
Entrando nel vivo del nuovo patto di stabilità, Federico Freni ci tiene a porre l’accento su due punti principali. Il primo è il positivo “percorso di risanamento più morbido per i Paese, come l’Italia, che presentano un rapporto debito/pil superiore al 90%” che peraltro risulta essere “in linea con gli impegni che il governo ha assunto con la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza”. La correzione, sottolinea il deputato leghista, “non è vista più come un sacrificio da imporre, ma come la presa d’atto di un percorso che ha bisogno di un tempo giusto ed ordinato“.
Importante, poi, è lo spazio riservato dal patto di stabilità agli investimenti, che secondo Freni “rappresentano il contrappeso alla gradualità scelta per far si che l’Italia, e non solo, possa intraprendere un percorso di aggiustamento sostenibile”. Gli investimenti, infatti, nel patto sono riconosciuti come “elemento qualificante e, allo stesso tempo, condizione per un percorso di correzione più lungo” e secondo Freni è un punto positivo perché “rende la sfida ancora più avvincente, oltre che necessaria” per via della “competizione globale”.