Il Conclave, tra rituali secolari e simboli, guida l’elezione del Papa: dall’Extra Omnes alla fumata bianca, fino all’annuncio dell’Habemus Papam
Nel cuore della Chiesa Cattolica, il Conclave rappresenta uno degli eventi più solenni e carichi di simbolismo, un rituale antico che unisce spiritualità, tradizione, rigore procedurale e senso del mistero: a partire dal 7 maggio 2025, i cardinali si riuniranno per scegliere il successore di Papa Francesco, in un percorso scandito da gesti e formule latine che affondano le proprie radici in secoli di storia. L’assemblea chiamata a guidare il destino di oltre un miliardo di fedeli segue regole che – pur immutate nella loro sostanza – sono state reinterpretate da pontefici come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI; persino Bergoglio aveva tentato delle aperture inedite, immaginando il coinvolgimento – almeno simbolico – di laici e donne.
Il termine Conclave, derivante dal latino cum clave (“sotto chiave”), evoca immediatamente l’isolamento dei porporati: una prassi codificata nel 1270 a Viterbo, quando i cittadini – esasperati da un’elezione troppo lunga – rinchiusero i cardinali nel palazzo papale e ne rimossero addirittura il tetto, ma la prima forma di segregazione risale al 1118, quando Gelasio II fu eletto nel Monastero di San Sebastiano, lontano dagli occhi del popolo. Ogni fase del Conclave è intrisa di sacralità – dalla messa pro eligendo Romano Pontifice celebrata in San Pietro per invocare lo Spirito Santo, alla processione verso la Cappella Sistina, in cui i cardinali, avvolti nelle vesti rosse e nel bianco del rocchetto, si preparano a un compito arduo: eleggere il nuovo Papa.
Il momento più emblematico del Conclave arriva con l’Extra omnes, il comando che sancisce l’inizio della clausura e l’uscita degli estranei, seguito dal solenne giuramento di segretezza pronunciato sotto lo sguardo del Giudizio Universale di Michelangelo, l’affresco che sovrasta la sala; ad oggi, tra i 138 elettori, una dozzina ha superato gli 80 anni e, se il limite d’età li esclude dal voto, la loro presenza resta comunque ricca di significato, in quanto, in un’assemblea dove ogni scrutinio richiede due terzi dei consensi, anche l’esperienza ha un peso simbolico che va oltre la matematica.
Il Conclave e i suoi simboli: dalla fumata bianca all’Habemus Papam
L’epicentro del Conclave lo troviamo nella Cappella Sistina – trasformata in teatro di votazioni segrete, gesti rituali e silenzi carichi di significato – dopo l’Extra omnes, i cardinali entrano nel vivo di tre fasi: l’ante-scrutinio, durante il quale vengono distribuite le schede recanti la formula Eligo in Summum Pontificem; lo scrutinio, nel quale i nomi vengono letti ad alta voce e infilzati in un filo per garantire trasparenza; e il post-scrutinio, che stabilisce il destino delle schede attraverso la combustione controllata, un gesto che cancella fisicamente ogni traccia di voto.
Il risultato si manifesta nel fumo che sale dal camino: nero per l’assenza di decisione, bianco per l’elezione riuscita, ottenuto mescolando sostanze come clorato di potassio, lattosio e resine specifiche. “Accetti la tua elezione canonica?” è la domanda posta al prescelto, ed è proprio in quel momento – accettando e scegliendo un nuovo nome – che quest’ultimo diventa pontefice.
L’apice giunge con l’Habemus Papam, annuncio atteso e carico di emozione – pronunciato cum gaudio magno dal cardinale protodiacono dalla loggia di San Pietro – poche parole che uniscono milioni di persone davanti a schermi, radio e piazze gremite; segue poi la benedizione Urbi et Orbi, che inaugura il pontificato con un gesto d’abbraccio universale, un atto che Giovanni Paolo II ha reso indimenticabile, trasformandolo in un’apertura affettuosa alla folla.
Ma dietro ogni gesto del Conclave si cela una macchina perfetta: le schede bruciate garantiscono l’anonimato, la stufa – montata appositamente per l’occasione – diventa il nuovo altare visibile al mondo e l’intero meccanismo si ripete con regolarità. Tra innovazioni e tradizione, il Conclave rappresenta, ancora oggi, un miracolo di continuità, dove il passato dialoga con il presente e il futuro della Chiesa si decide in un silenzio che parla più di mille parole.