Il suono delle fusa dei gatti nei confronti degli umani mostrano attaccamento, affetto, dolcezza e certamente un importante legame. Ma a cosa è dovuto quel dolce rumore che emettono i nostri amici a quattro zampe quando li coccoliamo? Un recente studio pubblicato la scorsa settimana sulla rivista Current Biology presenta nuovi elementi anatomici e acustici che provano a spiegare questo mistero. Come mai, nel 21esimo secolo e con la scienza che avanza, non è ancora stata data una spiegazione a questo “mistero”? La letteratura scientifica è quasi inesistente sull’argomento. Dobbiamo risalire alla fine degli anni Sessanta e all’inizio degli anni Settanta per trovare i lavori più seri sulla questione.
La domanda è come faccia un animale così piccolo a produrre un suono così grave (da 20Hz a 30Hz, da 20 a 30 vibrazioni al secondo, che è molto più grave del suono più grave prodotto dalla voce umana, intorno a 60Hz). “Secondo una regola empirica abbastanza approssimativa, i suoni emessi da un animale sono proporzionali alla lunghezza delle sue corde vocali, che sono proporzionali alle sue dimensioni”, ha spiegato Christian Herbst, rinomato bioacustico dell’Università di Vienna in Austria, che ha effettuato questa nuova ricerca sul gatto. “Per produrre un suono di 20 Hz, ti aspetteresti quasi un animale delle dimensioni di un elefante”: così, però, non è.
Fusa dei gatti, spessore extra delle corde vocali?
Sono tante le teorie riguardo le fusa dei gatti. Secondo alcune vecchie ipotesi, queste sono legate alla vibrazione di un legamento che collega l’apparato ioide (situato sotto la mandibola, alla base del collo) alla clavicola. I ricercatori hanno però osservato uno spessore extra sulle corde vocali, come piccoli “cuscinetti” che potrebbero avere un diametro fino a 4 mm. “Questo cambia la loro biomeccanica dando loro più inerzia: c’è più massa da spostare”, spiega Christian Herbst. La vibrazione è quindi più lenta, cioè più grave. “È abbastanza semplice da realizzare, basta lasciare le corde vocali il più riposate possibile e lasciare passare un minimo di aria”, ha sottolineato Olivier Adam, professore di bioacustica all’Università della Sorbona.
Christian Herbst non vuole trarre conclusioni troppo affrettate ma non nasconde il possibile ruolo delle contrazioni ripetute dei muscoli della laringe: queste, secondo lo studioso, potrebbero rafforzare la forza delle fusa anziché esserne l’unica origine. Dunque, sarebbe il passaggio dell’aria nella laringe del gatto a causare le vibrazioni tipiche delle fusa, senza bisogno di alcuna particolare contrazione muscolare. “Sebbene i nostri dati non respingano completamente l’ipotesi della contrazione muscolare attiva per le fuse, dimostrano che le laringi dei gatti possano facilmente produrre suoni di fusa con frequenze di 25-30 Hz senza input neurali o contrazione muscolare”, si legge nello studio.