La dittatura del relativismo che denunciava anni fa Papa Benedetto XVI è tutt'altro che "esaurita": il nuovo allarme rilanciato da mons. Georg Gänswein
LA DITTATURA DEL RELATIVISMO VIVE E “IMPERA” ANCORA: IL NUOVO ALLARME RILANCIATO DA PADRE GEORG
Quando Papa Benedetto XVI denunciava la presenza nel mondo di una dittatura del relativismo in molti presero “sotto gamba” quell’allarme, anche all’interno della stessa Chiesa: un ventennio dopo, con il mondo completamente capovolto, dove i “desideri” sono diventati “diritti”, quell’allarme è tutt’altro che “scaduto”. E difatti il segretario particolare di Ratinzger, mons. Georg Gänswein – attuale Nunzio Apostolico dei Paesi Baltici – ribadisce l’avvertimento contro il relativismo che impera nella realtà di tutti giorni, invocando la verità liberante del Signore per poter fare i conti con gli scenari della storia contemporanea.
In una recente conferenza pubblica in Lituania ripresa dalla CNA, “padre Georg” attinge alla filosofia del suo grande maestro teologico e riflette sulla nuova Chiesa di Papa Leone XIV che incarna con chiarezza dottrinale quanto amava ripetere il Santo Padre tedesco all’epoca: «quando la fede o la ragione vengono meno, ciò porta inevitabilmente a patologie e alla disintegrazione della persona umana».
Davanti ad una platea di intellettuali, accademici e membri del clero lituano, discutendo sulla Dichiarazione di Siluva 4 anni dopo (che promuove la difesa dei diritti fondamentali in una società fondata su verità, famiglia, dignità e fede in Dio), l’arcivescovo Gänswein esorta la vigilanza umana contro le varie tentazioni di soggiogare e controllare la natura della dignità umana.
IL NUNZIO GÄNSWEIN SULLA VERITÀ CHE RENDE LIBERI: “L’OBIETTIVO DELL’UMANITÀ È LA CONOSCENZA DI DIO”
Come ripeteva ancora il cardinale Ratzinger, pochi anni prima di divenire Papa Benedetto XVI, nel dibattito contemporaneo culturale e religioso, il rapporto tra il cristianesimo e le altre fedi religiose ha visto emergere l’idea che «tutte le religioni siano vie ugualmente valide di salvezza», che non vi sia appunto un’unica Verità da perseguire ma che ogni “verità” sia uguale alle altre.
In questo modo si è innestato una forma di relativismo che nel tempo è divenuto opprimente, schiacciante, una dittatura per l’appunto: si tratta del rigetto della figura storica di Gesù come Dio vivente nella storia, eliminando il dialogo come disvelazione del Bene e della Verità unica, ovvero che il Figlio di Dio incarna la salvezza eterna per l’umanità. Ratzinger metteva in allarme la società di tale confusione che avrebbe portato all’esaltazione di verità “etiche” comuni, di “buonismi” che appiattiscono l’individuo e il proprio senso religioso più intimo.
L’arcivescovo e Nunzio apostolico Gänswein riprende l’insegnamento del proprio stesso maestro teologico invitando all’uso della ragione, in contrapposizione al relativismo che invece tende alla falsa profezia di esseri umani «incapaci a riconoscere la verità». Invece è proprio la verità che rende l’uomo libero, che lo salva dal dominio dell’opinione pubblica e del “mondo”: «è un veleno strisciante» il relativismo, che «mina la libertà umana e acceca le persone davanti alla verità», il tutto amplificato dai social e dalla cultura postmoderna. Secondo “padre Georg”, il vero obiettivo dell’umanità resta oggi quello che era ieri e che sarà per sempre: «giungere alla conoscenza della verità, che è Dio, e raggiungere così la vita eterna».