Delitto Garlasco, dopo la svolta nelle indagini che potrebbe portare ad un nuovo scenario e ribaltare completamente la sentenza precedente che ha condannato Alberto Stasi, ex fidanzato di Chiara, come unico colpevole per l’omicidio, interviene nuovamente Gian Luigi Tizzoni, avvocato dei Poggi, per chiarire la posizione della famiglia in merito alla nuova inchiesta e alle verità alternative proposte dalla Procura di Pavia. In una intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, il legale ha voluto precisare: “Abbiamo letto che qualcuno esorta i Poggi a non opporsi alla verità“, ma, prosegue: “Abbiamo già una verità giudiziaria” aggiungendo: “I Poggi dovrebbero inchinarsi alla verità mediatica? Alla verità delle Iene?“.
I dubbi poi emergono anche in merito all’arma del delitto di cui si sta parlando molto, e sulla quale si stanno concentrando ora le ricerche nel canale dopo la nuova testimonianza, Tizzoni infatti sottolinea che: “L’oggetto in sé non potrà dare certezze perché l’arma del delitto non è certa, ma si può solo immaginare“, inoltre dopo così tanto tempo non può essere possibile una rilevazione del Dna, visto che qualsiasi reperto dopo 18 anni immerso nell’acqua non è attendibile.
Avvocato famiglia Chiara Poggi: “Su Garlasco c’è già una verità giudiziaria, Sempio non può essere l’autore del delitto”
L’avvocato della famiglia di Chiara Poggi, prosegue illustrando tutte le incertezze della nuova inchiesta su Garlasco, in particolare sul coinvolgimento di Andrea Sempio, che sembrerebbe oggi l’unico imputato per il delitto al posto di Alberto Stasi, e insiste sul fatto che l’analisi del Dna trovato sotto le unghie della vittima non ha confermato con certezza che le tracce appartengono a Sempio. Tuttavia, sottolinea, nel primo processo fu provato che il Dna corrisponde con quello di Stasi, e questo era anche un dato neutro rispetto alla condanna. Inoltre, ad incastrare l’ex fidanzato, ci sarebbe stato un ulteriore elemento importante, che è quello delle scarpe.
Furono infatti ricostruite le impronte di una scarpa numero 42, e venne stabilito con certezza che l’assassino poteva essere uno solo. Pertanto, questi due elementi dimostrerebbero che Andrea Sempio non può essere collocato sulla scena del delitto per vari motivi che esclusero una sua collaborazione già all’epoca: indossa una taglia di scarpe 44, non possiede una bici nera e a casa sua non è stato trovato il pedale col Dna della vittima. In conclusione quindi il legale afferma: “Chi vuole mettere in discussione questi elementi certi dovrà confrontarsi con perizie e consulenze che sostengono dati oggettivi e che vanno accettati a prescindere dalla responsabilità di Stasi“.