DELITTO DI GARLASCO, IL GIALLO DELLE INTERCETTAZIONI
Intercettazioni distorte, con trascrizioni errate delle conversazioni di Andrea Sempio, lacune investigative, un suicidio dimenticato e potenziali connessioni con ambienti poco chiari: sono diversi gli aspetti della precedente indagine sull’amico di Marco Poggi che destano dubbi e perplessità per come fu condotta. A ricostruirli è la Repubblica, che li analizza e mette in discussione, avendo avuto accesso agli 806 file audio depositati in quel procedimento.
Un esempio significativo è rappresentato dall’intercettazione ambientale numero 84, registrata pochi minuti dopo la conclusione dell’unico interrogatorio condotto dal procuratore aggiunto Mario Venditti insieme alla PM Giulia Pezzino, titolari dell’inchiesta. In quel contesto, il luogotenente Silvio Sapone — all’epoca a capo della sezione di polizia giudiziaria presso la Procura di Pavia — annotò quanto segue: «Andrea: incomprensibile… a parte il fatto che mi hanno rivolto alcune domande che non mi aspettavo, non sono riuscito a dare una risposta precisa».
In seguito, una nuova analisi dell’audio originale da parte del quotidiano ha portato a una diversa interpretazione delle parole pronunciate da Sempio. Stando a quanto emerso dal riascolto, la sua dichiarazione completa sarebbe stata: «A parte che erano dalla nostra, perché mi han fatto alcune domande, che io ho capito perché me le facevano. Però non gli ho dato, diciamo, la risposta… perfetta».
LE ANNOTAZIONI DEL LUOGOTENENTE
La prima intercettazione, della durata di cinque minuti, si conclude con una domanda del padre di Sempio al figlio: gli investigatori gli avevano chiesto qualcosa riguardo al DNA? Andrea rispose di no, minimizzando l’argomento definendolo “una questione tecnica” e invitando a non discuterne. Parlando a voce più bassa, Andrea lasciò intuire un certo sospetto. A quel punto, la trascrizione si interrompe.
Il giorno successivo, nella registrazione numero 108, relativa a una conversazione tra l’indagato e un interlocutore non identificato, Sapone annotò: «sembra che stia parlando: è abbastanza dalla nostra parte… incomprensibile…». La Repubblica, dopo aver riascoltato attentamente il file audio, ha invece riportato quanto segue: «Abbastanza dalla nostra parte, tra virgolette. Si vede che anche loro c’hanno voglia di finirla in fretta».
I DUBBI DI REPUBBLICA SU GESTIONE INDAGINI PRECEDENTI
Il quotidiano riferisce che c’è stato un riascolto integrale da parte dei carabinieri di Milano e sarebbe stato acceso un faro sulla gestione delle indagini precedenti. A tal riguardo, vengono segnalate le mancate perquisizioni, le mancate comparazioni del DNA di Sempio con quello sotto le unghie di Chiara Poggi, i pochi verbali e i pochi giorni di intercettazione.
Viene tirato in ballo anche un file in cui il papà di Sempio cita una confidenza di Lovati, secondo cui Tizzoni, legale dei Poggi, gli avrebbe riferito che l’indagine era prossima all’archiviazione. Peraltro, nell’intercettazione successiva il cognome del legale dei Poggi viene citato, eppure nell’annotazione viene omesso.
La Repubblica giudica singolare il fatto che non siano stati trascritti i discorsi di Andrea Sempio sull’amico Michele Bertanti, morto suicida nel 2016, di cui ha parlato invece Flavius Savu, il latitante condannato per estorsione in relazione allo scandalo del Santuario delle Bozzole, perché pare che il ragazzo frequentasse i festini.