Delitto Garlasco, Roberta Bruzzone, intervistata dal quotidiano Il Giorno, ha espresso dubbi sulla riapertura dell’inchiesta che sta coinvolgendo nuovi personaggi rispetto all’unico condannato finora Alberto Stasi e sta riconsiderando tutti gli indizi contro Andrea Sempio indicandolo come principale indagato.
La criminologa sostiene che comunque andrà a finire l’indagine, che entrerà nel vivo proprio con gli interrogatori previsti per questa settimana, ai quali sono stati chiamati oltre che Sempio, anche lo stesso Stasi e il fratello della vittima: “Nessuno toglierà Stasi dalla scena del crimine“, perchè dal processo che si è poi concluso con la condanna dell’ex fidanzato di Chiara Poggi è chiaramente emersa la sua presenza quel giorno dell’omicidio.
Inoltre, prosegue: “Ogni dettaglio sottolinea come ci sia una coerenza nella verità storica emersa dai cinque gradi di giudizio“. Anche il fatto che tutte le analisi scientifiche abbiano stabilito che l’assassino può essere stato uno solo, va in conflitto con l’ampliamento dei personaggi proposto dai magistrati, infatti, sottolinea che: “Moltiplicare oggi i protagonisti è un esercizio acrobatico“.
Garlasco, Roberta Bruzzone: “La nuova inchiesta è priva di direzione, troppi personaggi coinvolti”
Roberta Bruzzone sul delitto Garlasco ritiene fortemente improbabile che la nuova inchiesta possa ribaltare la verità storica, emersa dai cinque gradi di giudizio terminati con la condanna di Alberto Stasi.
Non solo perché ci sono troppi indizi confermati a suo carico, ma anche perché la pista che stanno seguendo i magistrati ora è priva di direzione e coinvolge troppe persone. “Dovrebbe emergere dalle intercettazioni qualcosa di davvero epocale per cambiare le cose“, dice la criminologa, aggiungendo che resta fragile anche l’ipotesi di poter trovare l’arma del delitto nel canale, visto il tempo che ormai è passato e la possibilità che i reperti non possano essere più utilizzabili ai fini delle analisi è molto elevata.
Così come la traccia di Dna trovata sotto le unghie di Chiara Poggi, che era stata già all’epoca della prima indagine dichiarata non affidabile per l’uso a fini giudiziari. Alla luce di questi elementi che sembrano piuttosto confusionari e senza una logica precisa, l’impressione, come conclude la Bruzzone, è che questa riapertura sia stata fatta per attuare una “strategia del terrore” e creare panico per vedere se qualcuno inciampa.