La puntata di ieri sera di Porta a Porta si è tornata ad occupare del delitto di Garlasco, ospitando per l’ennesima volta l’avvocato Antonio De Rensis che assiste il condannato originale per l’omicidio di Chiara Poggi, con il quale ha parlato delle sempre più frequenti novità sul caso dopo la riapertura del fascicolo da parte della Procura di Pavia; mentre in studio da Bruno Vespa era presente anche il dottor Francesco Compagna, legale della famiglia Poggi, da sempre convinta delle responsabilità di Stasi.
Ricordando brevemente cos’è successo negli ultimi mesi, è bene precisare che l’attuale indagine su Garlasco vede come unico indagato Andrea Sempio, amico del fratello della vittima: il là sarebbe stata una vecchia consulenza che lo inquadrava sulla scena del delitto per la presenza di una traccia di DNA sotto alle unghie della vittima che la difesa di Stasi imputò proprio a lui; mentre di fatto il nuovo fascicolo sembra essere coperto da un rigidissimo segreto istruttorio.
D’altra parte, un’altra novità certa sulla nuova indagine su Garlasco è relativa al sopralluogo effettuato dai RIS a casa Poggi pochissimi giorni fa: l’ipotesi è che si voglia ricostruire nel dettaglio la scena del crimine, procedendo ad una nuova analisi delle tracce di sangue che potrebbe restituire una ricostruzione differente della dinamica dell’omicidio che potrebbe far luce su eventuali figure secondarie che potrebbero aver contribuito all’omicidio della studentessa.

Il legale della famiglia Poggi: “La chiave per capire il delitto di Garlasco è la bici nera di Stasi”
Dal canto suo, il legale di Alberto Stasi ha ricordato per l’ennesima volta che a suo avviso l’attuale indagine sul delitto di Garlasco “avrà elementi di indagine tradizionale almeno altrettanto importanti rispetto a quelli scientifici”, invitando gli inquirenti a “valutare con grande attenzione ogni testimonianza, che sia data nell’immediatezza o che sia arrivata a distanza di anni”; mentre interpellato sul presunto tema dei graffi sul braccio del suo assistito, ai quali hanno fatto riferimento alcuni carabinieri dei processi su Garlasco, ricorda che “il personale sanitario che misurò la pressione a Stasi” dopo il ritrovamento del corpo “ha fermamente escluso categoricamente la presenza di qualunque graffio”.
Presente, appunto, a Porta a Porta, il dottor Campagna ha voluto criticare l’attuale atteggiamento sull’indagine di Garlasco secondo cui “sembra che si mettano in campo tante piste senza che si intraveda un obiettivo“, ritenendo che potrebbe essere più utile “puntare sugli eventuali dubbi che si potrebbero avere sulla responsabilità di Stasi”; ovviamente fermo restando che a titolo della famiglia Poggi precisa che “noi dubbi non ne abbiamo“.
Sulle sempre più numerose piste su Garlasco, il legale invita a “semplificare per vedere la realtà”, ricordando che “c’è una bicicletta nera da donna secondo le testimoni [che] purtroppo non venne sequestrata anche se la madre di Stasi disse che era in casa e lui negò di averla”: in un secondo momento – ricorda – “vengono fuori 26mila cellule di DNA sui pedali dell’altra bici” e dato che “non si capì come gli indizi potessero coesistere” si arrivò alle assoluzioni; mentre “poi si capì che quei pedali erano stati sostituiti“.