Papa Francesco ha riconosciuto le virtù eroiche di Antoni Gaudí, l’architetto catalano che ha dedicato la sua vita alla costruzione della Sagrada Familia a Barcellona e ha autorizzato il Dicastero delle cause dei santi a proclamare l’architetto di Dio venerabile. È un ulteriore passo per riconoscere la santità di un uomo che ha vissuto per rendere gloria a Dio.
Il Tempio Espiatorio della Sagrada Familia è la testimonianza più significativa della genialità di Gaudí che, come disse Papa Benedetto XVI il 7 novembre 2010, aveva come punto generativo “tre grandi libri dei quali si nutriva come uomo, come credente e come architetto: il libro della natura, il libro della Sacra Scrittura e il libro della Liturgia”.
Gaudí è stato il grande architetto della realtà. All’opposto degli architetti moderni, che piegano la realtà alle proprie idee, imparava dalla realtà. “Vedete quell’albero vicino al mio laboratorio? Lui è il mio maestro” diceva ad indicare che era la realtà a guidare la sua arte.
La bellezza che Gaudí ha lasciato a tutti ha origine dal suo rapporto con il reale, che vive in profonda unità con la Parola di Dio e la Liturgia. La Sagrada Familia è il vertice più alto di questa unità: nella Sagrada tutto è impregnato della materia e tutto viene generato in rapporto con le forme del reale, ne è un esempio affascinante la catenaria, l’arco che Gaudí scopre osservando la natura.
Così la Sagrada Familia e tutte le sue opere portano in sé la storia della salvezza e sono un significativo segno liturgico, perché esprimono il canto di lode a Dio che vibra in ogni cosa. La bellezza che Gaudí realizza sa fondere insieme la natura, la storia della salvezza e la liturgia come educazione del popolo di Dio a riconoscere i passi del Mistero nel tempo.
In questo modo, imparando da Dio che si rivela dentro il reale, come disse Benedetto XVI, Gaudí “realizzò ciò che oggi è uno dei compiti più importanti: superare la scissione tra coscienza umana e coscienza cristiana, tra esistenza in questo mondo temporale e apertura alla vita eterna, tra la bellezza delle cose e Dio come Bellezza. Antoni Gaudí non realizzò tutto questo con parole, ma con pietre, linee, superfici e vertici.
In realtà, la bellezza è la grande necessità dell’uomo, è la radice dalla quale sorgono il tronco della nostra pace e i frutti della nostra speranza. La bellezza è anche rivelatrice di Dio perché, come Lui, l’opera bella è pura gratuità, invita alla libertà e strappa dall’egoismo”.
La bellezza che Gaudí ci ha lasciato è perché anche noi, come lui, vediamo in ciò che è bello la presenza di Dio: qui sta la funzione dell’arte. Nulla per Gaudí è fine a sé stesso, tutto è segno del Mistero e proprio in questo sta la bellezza, non in un compiacimento estetico, ma nell’apertura all’Altro. Per questo le opere di Gaudi sono di un’armonia unica, perché ciò che le tiene insieme è un Altro.
In questo senso la “santità” di Gaudí sta nella modalità della sua creatività. Egli ci ha insegnato e ci insegna che è Dio a creare, è Dio a fare una cosa bella. Per questo l’unico modo che noi esseri umani abbiamo per essere creatori è quello di imitare la creatività di Dio.
Sembrerebbe contraddittorio parlare di creatività come imitazione, ma Gaudì ci testimonia che non lo è, perché tutte le sue opere imitano il tocco geniale di Dio. Per questo Gaudì ha in sé le tracce della santità. Perché costruiva per testimoniare quale bellezza veniva da Dio. Senza compiacersi della propria genialità, ma commuovendosi per quella di Dio.
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