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Home » Esteri » Medio Oriente » GAZA/ “No di Hamas alla tregua di Witkoff, il sì di Israele era per continuare la guerra”

  • Medio Oriente
  • Usa
  • Esteri

GAZA/ “No di Hamas alla tregua di Witkoff, il sì di Israele era per continuare la guerra”

Nella notte Hamas ha respinto la tregua proposta da Witkoff. Ben sapendo che Israele non avrebbe mai rinunciato alla guerra

Int. Vincenzo Giallongo
Pubblicato 30 Maggio 2025
Netanyahu, Israele

Premier Bibi Netanyahu, guerra Israele-Medio Oriente (ANSA-EPA 2024)

Hamas ha detto no alla tregua: “non ci soddisfa”. Dieci ostaggi vivi, 60 giorni di tregua con la possibilità di iniziare negoziati, ma senza escludere che alla fine si torni a combattere. Era questa la proposta dell’inviato di Trump, Steve Witkoff, per un cessate il fuoco temporaneo ed è stata accettata da Israele, mentre Hamas è sembrata combattuta fra il diniego e un sì con riserva, tanto che per Al Arabiya Trump era in procinto di annunciare l’accordo.  Ma l’organizzazione palestinese ha sempre chiesto che la guerra finisse. L’opposto della posizione israeliana.


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Di fatto, comunque, osserva Vincenzo Giallongo, generale dei Carabinieri con all’attivo missioni in Iraq, Albania, Kuwait e Kosovo, si sarebbe trattato di una tregua che non poteva durare. I 22 insediamenti in Cisgiordania previsti da Israele dimostrano che il governo non vuole fermarsi e intende aandare avanti nell’occupazione, oltre che di Gaza, anche della West Bank.


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Generale, come mai Netanyahu ha detto di sì alla tregua Witkoff?

Gli israeliani avevano già detto chiaro e tondo che si riservavano di continuare ugualmente la guerra dopo la tregua, non hanno intenzione di cessarla. Israele è disponibile a temporanei cessate il fuoco perché possono servire a serrare i ranghi, a rifocillare le truppe, ma non ha assolutamente intenzione di chiudere la guerra: vuole l’eliminazione di Hamas, senza la quale non ci sarà pace.

Dunque non sarebbe comunque servita a far terminare i combattimenti?

La risposta Israele l’ha già data dando il via ad altri 22 insediamenti in Cisgiordania: vuol dire l’occupazione di quasi tutta quella parte dei territori. E ha specificato che non vuole nessuno Stato di Palestina. Più chiaro di così. E la risposta di Hamas è arrivata.


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Hamas avrebbe avuto difficoltà a reperire gli ostaggi vivi e i corpi di coloro che sono già deceduti?

Si parla di 9 (alcune fonti 10, nda) ostaggi vivi e 18 morti da consegnare. Da quello che si sa, le persone ancora vive dovrebbero essere almeno 24, qualcuno dice 26. Sono convinto ormai che, per i bombardamenti o per l’incuria o perché li hanno portati alla fame o per tutta una serie di altre situazioni, gli ostaggi non siano così facilmente reperibili. E se non ci sono, Hamas cosa poteva mettere sul piatto? Per poter chiedere la pace o almeno un armistizio li deve consegnare tutti. Di molti di loro, secondo me, non hanno contezza. I 9 o 10 di cui si parlava nell’accordo potrebbero essere gli unici a disposizione finora.

Perché gli israeliani hanno accettato?

Non è escluso che lo abbiano fatto perché sono stati pregati di accettare da parte degli americani, per far vedere che sono uniti, assecondando il piano che Witkoff si è intestato. Un modo per far vedere che gli USA contano. È il gioco delle parti. Anche perché, appunto, si può sempre dire di sì alla tregua e poi vedere se è il caso di arrivare fino a 60 giorni di cessate il fuoco. Che si arrivi a discutere di pace, poi, lo vedo veramente impossibile.

Per quale motivo?

La trattativa tra Israele e Hamas è simile a quella fra Iran e USA: verte su pochi punti e su quelli non si riesce veramente a trovare una convergenza autentica. Vedo un atteggiamento da parte di Israele come quello mostrato in questi giorni nella vicenda degli aiuti umanitari. Una presenza di facciata, senza crederci fino in fondo: faccio vedere che ci sono e poi do colpa agli altri perché non posso distribuire gli aiuti.

I punti indicati per la distribuzione sono troppo pochi. L’ONU fa notare che si parla di 4 postazioni, mentre prima ce n’erano 400.

Guardando i filmati, si vedono scene drammatiche con donne che rovistano persino nella spazzatura o bambini in condizioni di palese denutrizione. Ci sono però anche giovani più vigorosi, forse uomini di Hamas. Israele gioca anche un po’ su questo per affamare gli altri.

Perché continuerà la guerra?

A prescindere da Netanyahu, che ha necessità assoluta di portare a casa una vittoria sfolgorante per salvare la propria persona dalla lunga serie di guai che ha, Israele ha la grande occasione di far fuori Hamas. Per farlo ha eliminato una grande fetta della popolazione palestinese. Ma deve raggiungere l’obiettivo che si era prefisso, quindi non credo che si possa fermare.

Non c’è riuscito finora, riuscirà a eliminare Hamas adesso?

Dovrà accontentarsi di eliminare una grossa fetta dell’organizzazione, ma non la potrà sconfiggere del tutto. Anzi, dovrà imparare a convivere con gli attentati sul territorio israeliano o contro i coloni.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Benjamin NetanyahuDonald Trump

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