In un libro di Eugenio Trevissoi, "Arabia Saudita: la Hollywood dello sport", i segreti della grande scommessa di Riyad sullo sport globale
L’Arabia Saudita è uno dei Paesi emergenti – forse il primo – nel vorticoso e turbolento reset geopolitico innescato dalla pandemia e amplificato dalla “guerra mondiale a pezzi”. Lo è per il ruolo diretto nell’aver ospitato in febbraio il primo summit Usa-Russia dall’inizio della crisi ucraina, piuttosto che nell’essere interlocutore principale di Israele per gli “Accordi di Abramo” che potrebbero stabilizzare il Medio Oriente.
Ma nel frattempo il 40enne principe della corona Mohammed bin Salman – alla guida dell’Arabia ormai da otto anni – prosegue senza rallentamenti nella strategia di modernizzazione del Paese, definitivamente oltre lo storico status di gigante del petrolio. E la conquista di un posto in prima fila nello sport globale è centrale nel disegno di “MbS”.
Per chi desideri andare oltre i titoli dei media, è appena uscito in Italia un libro di Eugenio Trevissoi, laureato in storia alla Statale di Milano, sportivo appassionato e collaboratore di reti tv e testate digitali. In Arabia Saudita: la Hollywood dello sport (Edizioni Slam, 2025) ricomprende e legge in un agile affresco tutti i maxi-investimenti lanciati da Riyad nello sport globale: non solo nel calcio di Cristiano Ronaldo – con lo sguardo lungo ai mondiali di calcio già assegnati all’Arabia Saudita per il 2034 – ma anche nel tennis (il Six Kings vinto da Jannik Sinner), nel golf, nell’atletica e perfino nello sci (nel 2029 nell’avveniristica location di Trojena si svolgeranno i Giochi asiatici invernali).
E la sfida sportiva è ben collocata – da Trevissoi – nel piano “Vision 2030”: che punta a fornire al pianeta un’immagine dell’Arabia Saudita proiettata nel futuro, ma anche quello di creare un pubblico nuovo, ridefinendo i criteri con cui si guarda all’evento sportivo.
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