Merz annuncia un piano da 60 miliardi per rafforzare l’esercito tedesco, sfidando i limiti di bilancio e puntando a leadership militare europea credibile
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha presentato al Bundestag una strategia inedita per potenziare l’esercito tedesco, descrivendola come una priorità assoluta per contrastare le minacce della Russia e rispondere alle richieste degli alleati NATO e durante il suo primo discorso ha annunciato che la Germania intende costruire l’esercito convenzionale più forte d’Europa, prevedendo un aumento immediato del budget della difesa a 60 miliardi di euro nel 2025 (+15% rispetto al 2024) con l’obiettivo di reclutare 100.000 soldati in più entro il 2030.
Ciò porterebbe la Bundeswehr a raggiungere una forza complessiva di 360.000 effettivi e secondo Merz, questo è quanto i partner internazionali si aspettano dalla Germania ribadendo in particolare le pressioni ricevute da Stati Uniti e Paesi dell’Est Europa allarmati dall’espansionismo russo: il piano prevede anche una riforma costituzionale per esentare gli investimenti militari superiori all’1% del PIL dal cosiddetto freno al debito – il vincolo che da anni limita la spesa pubblica tedesca (mossa che il cancelliere considera necessaria per colmare decenni di sottofinanziamenti) e – a suo avviso – la Germania in quanto Paese più popoloso e influente del continente, non può più permettersi di rimanere un gigante economico con una difesa da terza potenza.
La riforma – approvata in via preliminare con l’appoggio dei socialdemocratici e dei liberali – renderà possibile destinare oltre 300 miliardi di euro entro il 2035 alla modernizzazione di carri armati, sistemi antiaerei e strutture di intelligence militare; si tratta di un cambio di passo deciso che determinerebbe un nuovo corso nella politica di sicurezza nazionale.
Merz e il contesto NATO: tra obiettivi interni e pressioni di Trump
Nel frattempo, la Germania si muove in equilibrio tra le proprie ambizioni e le crescenti richieste della NATO – in particolare quelle provenienti da Donald Trump – che ha sollecitato tutti gli alleati a destinare il 5% del PIL alla difesa, soglia che attualmente nessuno dei 32 Paesi membri raggiunge (solo 12 superano il 2% previsto dagli accordi) e con una spesa del 2,1% del PIL nel 2024, Berlino si trova ora a dover mediare tra i piani di espansione militare e le fragilità economiche interne: l’inflazione e il rallentamento industriale pongono sfide che non possono essere trascurate.
Merz ha riconosciuto che l’obiettivo del 5% è da considerarsi ambizioso ma ha osservato che senza un esercito credibile ogni forma di leadership politica rischia di rimanere vuota; nel suo intervento, il cancelliere ha espresso dure critiche al precedente governo di Olaf Scholz, accusato di aver trascurato la difesa nonostante gli allarmi seguiti all’invasione dell’Ucraina e – secondo fonti del ministero delle Finanze – l’aumento del budget sarà sostenuto da tagli ai sussidi per le energie rinnovabili e da una tassa straordinaria sui profitti delle grandi aziende tech.
Le reazioni non si sono fatte attendere: l’opposizione dei Verdi ha bollato il piano come militarista e miope mentre alcuni economisti mettono in guardia contro i rischi legati a un eccessivo indebitamento ma Merz ha ribadito che la sicurezza nazionale non può essere oggetto di compromessi, ricordando le recenti esercitazioni russo-bielorusse al confine con la Polonia e gli attacchi informatici alle infrastrutture critiche tedesche.
Merz e la nuova strategia di difesa tedesca: dalla proposta dell’Esercito Europeo alla leva obbligatoria
La proposta di Merz riapre inevitabilmente la discussione sul ruolo della Germania nella sicurezza europea e se da un lato ha riaffermato l’impegno del Paese verso la NATO, dall’altro ha evitato di approfondire iniziative sovranazionali come l’Esercito Europeo, progetto sostenuto da Francia e Italia; fonti governative francesi hanno manifestato preoccupazione per il rischio di duplicazioni e competizioni mentre la Polonia – principale avamposto contro l’espansione russa – ha richiesto maggiori investimenti congiunti nella difesa aerea – nel frattempo – Merz ha risposto affermando che la forza tedesca rappresenterà un moltiplicatore per l’intera Europa annunciando inoltre la creazione di un fondo da 20 miliardi di euro per acquisti militari condivisi con altri Paesi dell’Unione.
Ma il progetto non convince tutti in quanto il recente rifiuto tedesco di condividere i codici di controllo dei carri armati Leopard ha generato più di una perplessità tra i partner; contemporanemante, la riforma del freno al debito ha generato dubbi di natura costituzionale con il presidente Steinmeier che ha richiesto un parere alla Corte Suprema mentre i Länder orientali temono che i fondi sociali possano subire tagli.
Ma nonostante le tensioni politiche, il piano di Merz ha già ottenuto il sostegno dell’industria bellica: aziende come Rheinmetall e Thyssenkrupp hanno annunciato l’assunzione di 15.000 nuovi dipendenti, determinando così un’inversione di rotta rivoluzionaria per un Paese che, dal 1945, ha sempre temperato la propria potenza militare con il pacifismo politico.
A rafforzare l’urgenza della svolta militare annunciata dal cancelliere Merz, è intervenuto anche il ministro della Difesa Boris Pistorius che ha aperto alla possibile reintroduzione della leva obbligatoria, vista la carenza di truppe nella Bundeswehr – oggi a quota 182.000, ben lontana dall’obiettivo di 205.000 entro il 2030 – ma il governo preferirebbe mantenere un modello volontario; l’ipotesi della coscrizione resta comunque sul tavolo se i numeri non miglioreranno e a tal proposito, Pistorius ha parlato di minacce russe e incertezza sul sostegno USA come fattori determinanti, annunciando anche un aumento del budget oltre i 60 miliardi annui ma la proposta divide in quanto pesa fortemente il tema dei costi costi e quello del consenso politico.