La guerra tra Israele e Hamas è nella sua fase più delicata. Riflettori accesi sugli ostaggi del gruppo terroristico palestinese, situazione legata indissolubilmente alla messa in stand-by dell’attacco a Gaza da parte delle truppe di Netanyahu. Negoziatore che liberò il soldato Shalit nel 2006, Gershon Baskin ai microfoni del Foglio si è soffermato su cosa è disposto a fare Israele per riavere con sè i civili catturati dai miliziani.
“Il tempo sta passando, dobbiamo fare tutto il possibile, pensare ai civili, la finiestra per le trattative si sta chiudendo: tutto va fatto prima dell’ingresso a Gaza“, le sue parole sulla trattativa. Baskin ha lavorato per la cooperazione tra israeliani e palestinese e ha operato in prima linea ma non vede altre opzioni all’ingresso via terra: “Sembra impossibile rimuovere Hamas dal potere, colpire i responsabili senza entrare. È rischioso, è costoso per i civili palestinesi e i soldati, ma per gli israeliani non è possibile continuare a pensare di vivere vicini a Hamas, non si può accettare che la minaccia possa tornare”.
L’analisi di Baskin
Baskin ha sottolineato i suoi dubbi sul Qatar come mediatore, considerando che ha ospitato la leadership di Hamas per anni e l’ha anche finanziata. Doha deve provare di essere affidabile: “Per ora i negoziati procedono in modo contorto, il Qatar parla con Hamas e con gli Stati Uniti, che a loro volta parlano con Israele. Devono parlarsi direttamente Israele, Qatar e Hamas”. Baskin ha evidenziato che i bombardamenti contro Gaza stanno avendo un impatto sulla leadership Hamas, considerando che la situazione nella Striscia è disastrosa. Uno scenario che li costringe a liberare gli ostaggi: “Dice pubbicamente di volere un cessate il fuoco e sta a Israele prenderlo in considerazione, anche se rimane una richiesta vaga e non sappiamo neppure se verrebbe onorata”. L’attivista non ha dubbi, gli ostaggi vanno liberati prima dell’ingresso a Gaza: “Credo che Israele con risorse tecnologiche e umane abbia messo da parte un numero sufficiente di dettagli, però non controlla il territorio, non controlla i tunnel, ha perso fonti. Degli ostaggi non sappiamo quanti sono feriti, chi ha bisogno di soccorso, se Hamas è in grado di garantire questo soccorso e non sappiamo neppure quanti israeliani ci siano, né dove siano, né in mano di chi”.