Vito Alfieri Fontana, che in passato è stato dirigente dell’azienda Tecnovar, specializzata nelle produzione di mine antiuomo, ha deciso dopo una lunga lotta interiore di “convertisti”. Decide, infatti, nel 1993 di chiudere l’azienda per impegnarsi in una lotta, che porta ancora avanti oggi, contro i produttori di armi, lavorando anche allo sminamento dei Balcani, zona in cui le guerre hanno lasciato (quasi) letteralmente un tappeto di mine.
Oggi, nel pieno della sua conversione e della sua lotta contro le armi, mentre il mondo precipita nel baratro delle guerre, Alfieri Fontana in un’intervista con Vatican News che riprende un lungo discorso fatto con Famiglia Cristiana dal quale è nato un libro (“Ero l’uomo della guerra“) ricorda le parole del Vangelo, nel quale “i pacificatori, gli operatori di pace, sono l’unico gruppo umano che Gesù definisce figli di Dio“, citando il verso “Beati gli operatori di pace perché verranno chiamati figli di Dio”. Davanti alla morte, sottolinea chiaramente Alfieri Fontana, non bisogna “mai rassegnarsi. A un certo punto”, si auspica, “i conflitti devono smettere, perché le guerre non possono essere infinite, e in quel momento bisognerà interporsi”.
Vito Alfieri Fontana: “L’uso delle armi è una follia”
La maggior parte della gente nel mondo, spiega Alfieri Fontana partendo dalla sua esperienza nei devastati teatri di guerra, “ha bisogno di pane, ha bisogno di lavoro, di ricostruire e non certo di armi”. Una visione lanciata più volte da Papa Francesco, e che secondo l’ex produttore di mine deve essere “la prospettiva che la politica dovrebbe avere: distribuire pane invece che armi! Non pane regalato o rubato, ma pane guadagnato”.
“Fare la guerra”, sottolinea ancora Alfieri Fontana, “è come tagliare un albero. Fare la pace è come piantarlo. Per tagliarlo non ci metti niente, ci vuole un’arma! Per fare la pace devi piantare l’albero, lo devi seminare, averne cura per vederlo crescere. L’uso delle armi è una follia! Ci sono tutte le possibilità di vivere cooperando anche se la si pensa diversamente” e non si capacita del “perché non si vuole arrivare a capirlo”. Ai produttori di armi, specialmente “chi sente di avere una fede”, Alfieri Fontana ci tiene a chiedere come sia possibile, a fronte della credenza nella Parola di Dio, “come possiamo odiarci fino al punto di distruggere le speranze degli altri“.