Giampiero Mughini ha parlato di sé nell’ambito di una lunga intervista concessa al “Corriere della Sera” e curata da Aldo Cazzullo. Il giornalista ha innanzitutto illustrato la sua solitudine, dicendo: “Sono stato lasciato solo. Da ragazzo a Catania diffondevo i Quaderni Rossi di Vittorio Rieser, ma quando telefonai a Rieser per chiedergli un’intervista mi rispose che non parlava con un giornalista borghese. Mai avrei creduto che una simile p*ttanata potesse uscire dalla bocca di un essere umano”.
Oggi, Mughini dice di avere nuovi amici: “L’Oliviero Diliberto che frequento deve essere il fratello gemello del Diliberto che voleva rifondare il comunismo… Ora siamo d’accordo su ogni cosa. Quando incontrai Francesco De Gregori, mi confidò che come quasi tutti mi considerava profondamente antipatico, ora siamo legati. Anche perché Francesco sa che pochi ricorderebbero in pubblico quel che rammento io: che quando suo padre andò a recuperare il corpo dello zio di cui porta il nome, Francesco De Gregori, massacrato dai partigiani comunisti a Porzus, stentò a riconoscerlo”. Tra le sue amicizie, c’è anche quella con Roberto D’Agostino: Tra i suoi amici c’è Roberto D’Agostino: “La sua collezione d’arte è tra le più raffinate d’Europa. Ma gli invidio solo il tavolo in vetro e bronzo che Andrea Salvetti andò apposta a montargli nella sua casa sul Lungotevere”.
GIAMPIERO MUGHINI: “JEFF BEZOS NON È IL NOSTRO SIGNORE E PADRONE, È IL NOSTRO CORRIERE”
Ancora sul “CorSera”, Giampiero Mughini ha riferito di non avere manie, bensì passioni, e di essere sensibile a tutto ciò che negli uomini è tenebra, solitudine, dolore. La sua personale convinzione sul futuro dei libri cartacei è che sopravvivranno al digitale: “Quando su Amazon compro qualche gioiello di una libreria antiquaria, il giorno dopo mi arriva un biglietto di ringraziamento del libraio. Jeff Bezos non è il nostro signore e padrone. È il nostro corriere”.
Il giornalista non è sui social media: “Quelli dei follower sono numeri che non significano assolutamente nulla. Il tenente Serra stampò la prima edizione del ‘Porto sepolto’ di Ungaretti in ottanta copie. Eppure ‘Mi illumino di immenso’ è per sempre”. Di quelle 80 copie non ne fu venduta neanche una: “Erano per gli amici. Andò meglio l’edizione successiva, per la quale Ungaretti chiese la prefazione a Mussolini. Il poeta si ritrovò in un’anticamera piena di questuanti. Furono mandati via tutti”. Chi è il più grande scrittore di ogni tempo, secondo Giampiero Mughini? “Che domande! Ovviamente Dante. Ha edificato un mondo, un universo. Come se un uomo solo avesse costruito New York”.