Fino al 2016, Giancarlo Leone ha ricoperto in Rai svariati ruoli. Per ben 33 anni ha servito la Tv di Stato fino a ricoprire, oggi, il compito di presidente dell’ APA-Associazione Produttori Audiovisivi, entrando anche nel Consiglio Superiore del Cinema e dell’ Audiovisivo. Una nomina indubbiamente importante “perchè mi permette di presidiare nell’ interesse dell’ intero sistema dell’ audiovisivo, visto che dal Consiglio passano le principali proposte del Ministero”, dice in una intervista rilasciata a Libero Quotidiano. A suo dire, rispetto a quello cinematografico il settore audiovisivo ha raggiunto una maggiore presenza, assumendo la medesima dignità di quello cinematografico: “Già l’avvento della pay tv aveva dato un grande stimolo al mercato e negli ultimi anni, con la fruizione on demand, sono cambiate le modalità produttive e distributive”, dice. Il successo della fiction Rai, secondo Leone, è dovuto agli investimenti su produttori indipendenti e progetti di grande qualità. Non si può parlare del medesimo successo per quanto concerne la fiction Mediaset, “perchè per molti anni non hanno creduto nell’ investimento sulla serialità, ritenendo il rapporto costo/ascolto non conveniente”.
GIANCARLO LEONE E IL SUO ADDIO DALLA RAI
Giancarlo Leone ha detto la sua anche sulla decisione dell’Agcom contro gli agenti che sono anche produttori, come Presta e Caschetto. “Ritengo che ci deve essere una separazione netta delle funzioni, garanzia che tutto proceda senza privilegi da una parte e dall’ altra”, dice l’ex dipendente Rai il quale, dopo aver raggiunto tutti i ruoli più importanti a 60 anni, sentiva ormai di aver dato tutto nella Tv di Stato. “Ho avuto le maggiori soddisfazioni come direttore di Rai1, tra le altre cose sono particolarmente orgoglioso dei due show di Benigni e di aver riportato Dario Fo in Rai. E poi, da amministratore delegato di RaiCinema, ho potuto imprimere una ripresa del cinema italiano perché, ampliando il listino con importanti titoli americani, ho ottenuto che in cambio venissero messi nelle sale anche i nostri film di qualità. Non mi interessava il ruolo di dg, tant’ è che quando mi fu offerto dal governo, dopo le dimissioni di Campo Dall’ Orto, gentilmente declinai. Era giunto il momento di fare altro”, spiega. Ma un’opinione sulla Tv di Stato oggi ce l’ha, seppur confusa: “Avrebbe senso che concentrasse la propria attenzione sulle sue attività “core” perché non si può finanziare tutto: con troppi canali in chiaro, oltre all’ offerta digitale di RaiPlay, il rischio è quello di dare un po’ a tutti, senza concentrare lo sforzo su alcuni”.
LA SINISTRA? “HA LA PRIMOGENITURA DELLA DIFFAMAZIONE A LIVELLO STAMPA”
Per Leone non si può parlare di una programmazione Rai datata ma semmai di un po’ troppa ripetizione di programmi e modelli. A suo dire però c’è anche “sperimentazione e innovazione”. Quindi cita il Festival di Sanremo. Sulla decisione di portare Fabio Fazio su Rai2, commenta: “Dal mio punto di vista l’errore è stato portarlo su Rai1, è stata una scelta incomprensibile”. Per Leone, infatti, sarebbe dovuto restare sulla terza rete “perché quel tipo di programma si porta dietro quegli ascolti, lui è stato bravo a non snaturarsi ma non poteva fare di più”. Nonostante le sue origini politiche – è figlio di Giovanni Leone – Giancarlo si definisce “politicamente apolide”. Ammette di non aver mai pensato di seguire le orme paterne soprattutto dopo la vicenda che travolse il padre: “è stato oggetto di una campagna diffamatoria totalmente infondata del gruppo Repubblica-l’ Espresso, perché non si capiva quale importante politico fosse stato corrotto dalla Lockheed e la sinistra, che voleva ribaltare il sistema, ha puntato alla carica più alta, il capo dello Stato”, spiega. A suo dire, la macchina del fango della sinistra non si è mai fermata: “La sinistra ha la primogenitura della diffamazione a livello stampa e ha mantenuto nel suo dna queste sue caratteristiche. Ma da quel momento l’ attacco ai politici a livello mediatico ha riguardato un po’ tutti”, ha chiosato.