La Fondazione Gimbe ha reso pubblico il suo consueto report settimanale sull’epidemia di covid in Italia, sottolineando una riduzione dei casi e dei ricoverati, ma nel contempo, diverse problematiche in merito alla campagna vaccinale. In merito ai contagi, nella settimana 20-26 gennaio sono stati in totale 85.358 contro gli oltre 97mila dei sette giorni precedenti; in calo anche gli attualmente positivi, i ricoverati con i sintomi e i pazienti in terapia intensiva (decresciuti del 4.6%).
“Tutte le curve – sono le parole di Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe, riprese da IlFattoQuotidiano.it – continuano questa settimana la loro lenta discesa, ancora grazie agli effetti del Decreto Natale, destinati tuttavia ad esaurirsi a breve”. Resta comunque alta l’occupazione negli ospedali dei pazienti in covid in 5 Regioni, dove si supera la soglia del 40%, mentre in altre sei regioni si supera il 30% delle terapie intensive.
GIMBE: “8 MILIONI DI VACCINATI CON DOPPIA DOSE ENTRO APRILE”
Come detto in apertura, le noti dolenti riguardano in particolare la questione vaccino, con la Gimbe che prevede che solo 8.278.000 persone riceveranno le due dosi entro il mese di aprile “ovviamente previa autorizzazione condizionata del vaccino di AstraZeneca che potrebbe essere soggetto a limitazioni per i soggetti di età maggiore di 55 anni con conseguente necessità di rivedere le priorità del piano vaccinale”. Numeri bassi a causa della riduzione nelle forniture di AstraZeneca (3.4 milioni contro i 16 inizialmente previsti). “Inoltre – spiega ancora Caratebellotta di Gimbe – occorrerà una notevole reattività della macchina organizzativa, visto che la maggior parte delle dosi non arriverà prima di metà febbraio”. La Gimbe fa notare anche che 350mila dosi sono state somministrate a personale non sanitario, fascia non prevista in questa fase del Piano vaccinale. Si tratta di una fascia che ha beneficiato “quasi un quarto delle dosi finora somministrate con enormi differenze regionali”, con la Lombardia in vetta a quota 51%. Quindi la Gimbe conclude dicendo che in questa fase “E’ fondamentale che le poche dosi di vaccino disponibili siano utilizzate per proteggere chi lavora in prima linea con i pazienti e le persone più fragili, come previsto dal Piano vaccinale”.