Giorgio Locatelli ha rilasciato nelle scorse ore una bella intervista ai microfoni di Cook del Corriere della Sera, cominciando dalle sensazioni provate dopo che il suo storico ristorante londinese, Locanda Locatelli, ha chiuso i battenti il 31 dicembre scorso: “Sto benissimo – dice lui senza troppi giri di parole – come se mi avessero tolto un peso”. Parole che potrebbero sembrare sorprendenti quelle del noto giudice di Masterchef, ma in realtà il motivo è semplice: “Ero stanco”, ammette lui, ricordando che era aperto tutti i giorni con più di 70 persone da gestire, di conseguenza c’era “troppa pressione”.
Quando ha chiuso per sempre la porta del locale, “Io e mia moglie ci siamo resi conto che quello era il nostro primo weekend libero dal 2002”. Attenzione però, perchè Giorgio Locatelli non se ne starà di certo con le mani in mano, aprendo a breve un nuovo locale alla National Gallery di Londra, con la grande inaugurazione che si terrà fra pochi giorni, il prossimo 10 maggio. “Abbiamo già 400 promozioni” per il Locatelli’s, così come si chiamerà il ristorante, che prevederà anche il Bar Giorgio e un club. “Sarà comunque diverso”, precisa lo chef, che non dovrà più pensare al pagamento dello staff (“A quello penseranno i partner”), ma a motivarlo: “Finalmente mi dedicherò solo alla cucina”, ammettendo di non essere bravo con il business.
GIORGIO LOCATELLI, LA TRUFFA, IL DOLORE DELLA MORTE E LA SUA ADOLESCENZA
A riguardo ha ricordato che quando lavorava per il ristorante Zafferano di Londra “venni truffato, rimasi con niente in mano dopo sette anni in cui avevo dato tutto”. Quell’esperienza avrebbe potuto spaccarlo ma lui l’ha affrontata andando in terapia. Ma non è la cosa più brutta che gli è successo, visto che quella truffa non è stato nulla in confronto alla morte del fratello Roberto “Nove anni fa”, ucciso da un cancro alla gola “in pochi mesi” a soli 55 anni. Il padre, Ferruccio Locatelli, “Non ha retto”, ed è morto poco dopo e “per me è stato uno choc”.
Il giudice di Masterchef si dice convinto che quel duplice evento traumatico ha segnato molte decisioni, a cominciare da quella di “chiudere la Locanda”, pensando a quanto sia breve la vita, ed è per questo che ha pensato di fare “qualcosa che mi rendesse contento”. Giorgio Locatelli racconta a Cook di essere stato un “figlio scapestrato”, mentre il fratello era “il ragazzo perfetto, ingegnere, lavorava all’Enel”, per poi ammettere: “Ho sempre saputo di essere lo sfavorito”, ma in ogni caso di questa cosa non ne soffriva.
GIORGIO LOCATELLI, L’ESPERIENZA A DUBAI, IL MURO DI BERLINO E MASTERCHEF
Ha poi ricordato l’esperienza a Dubai all’hotel Atlantis, chiuso dopo 15 anni perchè un dipendente era stato trovato a fumare una canna: “Sarebbe dovuto rimanere in galera per 4 anni, ma grazie a delle conoscenze lo abbiamo tirato fuori”, aggiungendo che “Non è un Paese che ci piace”. Giorgio Locatelli ammette di sentirsi figlio dell’Europa, lui che ha la doppia cittadinanza sia italiana e che britannica, per poi raccontare un curioso aneddoto risalente al 1989: “Sono andato a buttare giù il muro di Berlino, poi mi sono portato a casa un pezzo e per anni l’ho distribuito agli amici”.
Locatelli non ha rimpianti: “Rifarei il cuoco”, anche se eviterebbe volentieri un po’ di abusi subiti: “A Parigi e Londra umiliato in tutti i modi”, ma lui ha voluto resistere: “Oggi me ne andrei, quel tipo di educazione in cucina è ridicola”, per poi dire schietto: “No umiliazioni”. Chiusura dedicata a Masterchef, di cui Locatelli racconta: “Antonio è così come lo vedete anche nella vieta, ma io e Bruno Barbieri siamo meno severi”, quindi chiosa: “penso mai alla morte? Si ma con serenità, temo di più le malattie”.