Lo aveva annunciato nell’Udienza Generale di mercoledì scorso, la prima in presenza di popolo dopo il Covid-19: oggi 4 settembre è la Giornata Universale di Preghiera e Digiuno per il Libano, come stabilito da Papa Francesco per far sentire concretamente l’unità delle Chiese attorno al Paese colpito dalla gravissima crisi economica, politica e sociale acuita dall’impressionante esplosione al porto di Beirut. 220 morti, più di 300mila feriti e un Paese sostanzialmente da ricostruire: nell’annunciare la Giornata di Preghiera mondiale, il Santo Padre ha deciso di mandare a Beirut il Segretario di Stato Cardinal Pietro Parolin per vivere assieme alla popolazione questa intensa giornata di riflessione e per coordinare da vicino le iniziative solidali e caritatevoli messe in campo dalla Chiesa Cattolica in aiuto alla Chiesa maronita e alle stesse istituzioni libanesi. «Non lasciate il Libano da solo! Il Libano ha bisogno del mondo, ma il mondo ha anche bisogno di quell’unico esperimento di pluralismo che è il Libano», ha spiegato stamane il Cardinal Parolin al cospetto dei leader religiosi riuniti nella cattedrale maronita di San Giorgio a Beirut. 1 mese fa la terribile esplosione – dalle cause ancora misteriose – ha messo in ginocchio il Paese e così oggi la Chiesa invita tutte le confessioni religiose mondiali a pregare e digiunare per questo piccolo popolo ma decisivo per il dialogo di pace in Medio Oriente.
L’APPELLO DEL PAPA PER IL LIBANO
La parola chiave del Papa, ripetuto da Parolin, è la speranza: «la nostra sofferenza può aiutarci a purificare le nostre intenzioni e a rafforzare la nostra determinazione a vivere insieme in pace e dignità, a lottare per un migliore governo che favorisca la responsabilità, la trasparenza e la responsabilità. Insieme – ha spiegato ancora il segretario di Stato – possiamo sconfiggere la violenza e ogni forma di autoritarismo, promuovendo una cittadinanza inclusiva basata sul rispetto dei diritti e dei doveri fondamentali». Parolin chiosa poi la Giornata di preghiera e digiuno a tutta la popolazione libanese e mondiale ribadendo «Riprendete coraggio, fratelli! La fede e la preghiera, siano la vostra forza. Non abbandonate le vostre case e la vostra eredità, non fate cadere il sogno di quelli che hanno creduto nell’avvenire di un Paese bello e prospero». Mercoledì in udienza generale, Papa Francesco aveva lanciato a tutti i leader mondiale questo preciso appello di pace: «Offriamo la nostra preghiera per tutto il Libano e per Beirut. Siamo vicini anche con l’impegno concreto della carità, come in altre occasioni simili. Invito anche i fratelli e le sorelle di altre confessioni e tradizioni religiose ad associarsi a questa iniziativa nelle modalità che riterranno più opportune, ma tutti insieme». Come ripeteva Papa Giovanni Paolo II il 7 settembre 1989 (nella Lettera Apostolica a tutti i Vescovi della Chiesa Cattolica sulla situazione del Libano) in un altro momento di estrema difficoltà – per via della guerra – del Libano, anche Bergoglio richiama «Di fronte ai ripetuti drammi, che ciascuno degli abitanti di questa terra conosce, noi prendiamo coscienza dell’estremo pericolo che minaccia l’esistenza stessa del Paese. Il Libano non può essere abbandonato nella sua solitudine»