Nel nostro Paese il servizio civile nasce, nel lontano 1972, come diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare. Era, infatti, alternativo alla leva, a quei tempi, obbligatoria. Nel 2005 viene sospeso il servizio di leva obbligatorio, ma prosegue il percorso di crescita del servizio civile su base, questa volta, volontaria. Nel 2017 il servizio civile da nazionale diventa, addirittura, universale, con l’obiettivo di renderlo un’esperienza aperta a tutti i giovani che desiderano farla.
Il servizio civile universale è diventato, così, la scelta volontaria di dedicare fino a un anno della propria vita al servizio di difesa, non armata e nonviolenta, della Patria, all’educazione, alla pace tra i popoli e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica italiana, attraverso azioni per le comunità e per il territorio. È aperto a tutti i giovani di età compresa tra i 18 e 28 anni (29 non compiuti), anche se stranieri ma regolarmente residenti in Italia.
I settori di intervento in Italia, e all’estero, nei quali gli enti iscritti all’Albo del servizio civile universale propongono i progetti che vedono impegnati gli operatori volontari sono vari e dei più disparati e si va dall’assistenza alla protezione civile, dalla tutela del patrimonio ambientale storico, artistico e culturale alla riqualificazione urbana, dall’educazione alla promozione culturale e allo sport, dalla promozione della pace tra i popoli alla nonviolenza e della difesa non armata, dalla tutela dei diritti umani alla cooperazione allo sviluppo e alla promozione della cultura italiana all’estero a sostegno delle comunità di connazionali all’estero.
Diventare volontario di servizio civile offre, inoltre, la possibilità di acquisire conoscenze e competenze pratiche, ma più in generale rappresenta un’occasione di crescita personale e di formazione di qualità e anche un’utile esperienza da spendere poi in ambito lavorativo.
Nello specifico i progetti hanno, di norma, una durata tra gli 8 e i 12 mesi per 25 ore settimanali, almeno 80 ore di formazione da utilizzare anche come crediti formativi. Al termine viene rilasciato un attestato di partecipazione al Servizio civile che serve come riconoscimento e valorizzazione delle competenze acquisite spendibile anche nei concorsi pubblici dove è, ora, prevista una quota di riserva. Dal punto di vista meramente economico si prevede il riconoscimento del servizio ai fini del trattamento previdenziale (riscattabile prima o poi) e un assegno mensile di 507,30 euro.
Un’esperienza, insomma, certamente valida, sotto vari punti di vista, e che, sicuramente, potrebbe aiutare i giovani, in uscita ad esempio da un percorso formativo, a capire meglio come funziona il mondo del lavoro e cosa vogliono fare “da grandi”, specialmente in settori quali il sociale nel senso più estensivo del termine.
Ciò nonostante l’ultimo bando è stato, nei giorni scorsi, prorogato, probabilmente, per un numero non soddisfacente di candidati rispetto a quelli disponibili. Viene, quindi, da chiedersi se, a quasi 10 anni dalla nascita del servizio civile universale, non vi sia la necessità di riflettere su come rendere questo strumento ancora “attraente” per la Generazione Z.
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