I tre Ministeri strategici del Governo Draghi sono inevitabilmente Infrastrutture-Trasporti, Innovazione Digitale, Transizione Ecologica: su questi il Presidente del Consiglio ha scelto tre uomini tecnici di sua massima fiducia che dovranno collaborare per incardinare al meglio il Recovery Fund, l’obiettivo principale di questo nuovo esecutivo. Oggi intervistato da La Stampa il Ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini prova a delineare la sua parte nel Recovery Plan, decisamente consistente vista la ripartizione dei fondi scelta da Bruxelles: «La buona notizia è che la parte infrastrutturale del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ndr) e è stata già accolta dalla Commissione. Mi aspetto quindi che il cuore del Piano sarà confermato, anche se proporremo modifiche».
Per il portavoce dell’ASVIS il piano italiano non deve contenere progetti irrealizzabili o essere caricato di “ambizioni irrealistiche”, «La manutenzione delle strade, che pure è importante, non è considerato eleggibile per il Pnrr, così come tutte le opere che non si possono completare entro il 2026, vincolo preciso e stringente».
IL RECOVERY PLAN SULLE INFRASTRUTTURE
La quota delle infrastrutture-trasporti “pesa” per 48 miliardi sul totale del Recovery Plan e per questo motivo Giovannini giudica cruciale non fare errori e spendere bene i fondi in arrivo: il Ministero – chiamato ora Infrastrutture e mobilità sostenibili (MIMS) – che ha iniziato a dirigere dovrà collaborare in stretto contatto con i colleghi Colao e Cingolani, oltre ovviamente alla figura centrale del Premier Draghi. Pronti 5 team diversi al lavoro sui nuovi progetti, a cominciare dal settore ambiente: «sto creando una commissione guidata da Carlo Carraro, ex rettore a Venezia e membro dell’Intergovernmental Panel on Climate Change. Dovrà aiutarsi a capire come la sostenibilità impatta sulla pianificazione delle infrastrutture e dei sistemi di trasporto».
Le 5 dimensioni su cui sarà suddiviso il nuovo Ministero delle Infrastrutture prevedono secondo Giovannini i progetti con la Commissione Ue; innovazioni normative per attuazione rapida; innovazione interna; sistemi informativi per scambio dati; impatto economico sociale e ambientale del piano. Alcuni progetti specifici andranno rivisti, altri invece slittati dopo il Recovery Plan come il progetto per il Ponte sullo Stretto: «Lascia fuori molte cose che non rispettano le linee guida indicate da Bruxelles. La realtà è che non bisogna caricare il Pnrr di ambizioni irrealistiche». Un passaggio dell’intervista è poi dedicato al tema spinoso di Alitalia, dopo che il Ministro del MISE Giorgetti ha fatto intendere di non voler buttare altri soldi pubblici nella compagnia aerea in costante crisi: «il Governo spinge per un vettore nazionale», spiega Giovannini, «stiamo lavorando ad un piano da discutere con Bruxelles per mettere il Paese in condizione di essere protagonista del trasporto aereo e assicurare un futuro alla nuova compagnia». Su Aspi invece si apre – forse – la settimana decisiva, «Cdp ha avanzato una proposta, Atlantia l’ha giudica inadeguata ma non ha sbattuto la porta […] tempistica centrale, serve un’intesa per sbloccare gli investimenti».