Licenziamenti: giudice blocca i tagli di Trump a Dipartimenti federali. “Serve l'ok Congresso per ristrutturare le agenzie”. Lo stop salva 10.000 posti
Un giudice federale ha messo un freno ai piani dell’amministrazione Trump che prevedevano licenziamenti di massa in diverse agenzie governative, tra cui il Dipartimento dell’Istruzione e quello della Salute (HHS) e questi provvedimenti sono stati dichiarati illegali in assenza di un’approvazione formale da parte del Congresso; la decisione, emessa dal tribunale distrettuale della California del Nord, congela temporaneamente la riorganizzazione dell’esecutivo promossa dal presidente, un progetto che prevedeva il taglio di migliaia di posti di lavoro e la chiusura di alcuni enti federali.
Secondo la giudice Susan Illston, se da un lato i presidenti possono legittimamente stabilire priorità politiche, dall’altro le agenzie non hanno facoltà di ignorare i mandati del Congresso, né possono avviare riassetti senza consultare e coinvolgere il potere legislativo, una condizione imprescindibile; la sua ordinanza arriva in risposta a una causa intentata da sindacati, organizzazioni non profit e vari movimenti che denunciavano il rischio di una paralisi istituzionale e la violazione di normative federali.
Tra le situazioni più critiche, sono stati citati i licenziamenti presso il Dipartimento dell’Istruzione – dove circa 10.000 dipendenti erano a rischio – e i tagli già avviati ad aprile ai Centri per il controllo delle malattie (CDC) e alla Food and Drug Administration (FDA); la giudice ha ordinato il reintegro immediato dei lavoratori già coinvolti nei provvedimenti e imposto il congelamento di altre riduzioni del personale, almeno fino alla conclusione del procedimento giudiziario attualmente in corso.
Licenziamenti: i motivi del blocco e le conseguenze per i servizi
Alla base della decisione della giudice Illston sui licenziamenti c’è il principio che le agenzie federali, essendo state istituite e finanziate dal Congresso, hanno obblighi che non possono essere ignorati attraverso semplici decreti presidenziali e nel caso specifico del Dipartimento dell’Istruzione, l’attuazione del piano Trump avrebbe reso impossibile la gestione di programmi di assistenza finanziaria per studenti, l’erogazione di servizi per l’istruzione speciale e l’applicazione delle leggi sui diritti civili, come portato alla luce dalla Federazione americana degli insegnanti e da diversi distretti scolastici del Massachusetts.
A sostegno di questa posizione è intervenuto anche il giudice Myong Joun di Boston, il quale ha dichiarato che i licenziamenti previsti avrebbero causato danni irreparabili alle fasce più fragili della popolazione studentesca, lasciandole senza i servizi essenziali, e una situazione simile si sarebbe verificata al Dipartimento della Salute, dove i tagli al CDC e alla FDA minacciavano la capacità dello Stato di rispondere immediatamente a emergenze sanitarie e di controllare l’efficacia e la sicurezza di farmaci e vaccini.
L’amministrazione Trump aveva giustificato l’intera operazione con la necessità di snellire l’apparato burocratico, ma i querelanti hanno dimostrato che queste misure entravano in contrasto con lo Statuto delle Riorganizzazioni del 1977, il quale impone l’approvazione del Congresso per ogni modifica strutturale; la sentenza rappresenta dunque un brusco stop per l’agenda del presidente che già durante la campagna elettorale del 2024 aveva promesso lo smantellamento delle agenzie ritenute inefficienti.