Chi è Giuseppe Mario Forciniti, protagonista della puntata di oggi di Amore Criminale: nel 2020 uccise la compagna Aurelia Laurenti
Protagonista – pur, per così dire, indiretto – della puntata di oggi di Amore Criminale, Giuseppe Mario Forciniti nel 2020 si è macchiato dal violento omicidio dell’allora compagna Aurelia Laurenti, madre dei suoi due figli che (fortunatamente) negli attimi in cui la donna fu uccisa all’interno della sua abitazione erano assenti, affidati a dei parenti che abitavano poco distanti dall’abitazione della coppia: un caso che si è concluso con una piena condanna per Giuseppe Mario Forciniti che, dopo aver provato a fornire una spiegazione poco convincente dell’accaduto, ammise rapidamente le sue responsabilità.
Partendo dal principio, dobbiamo tornare indietro fino al 25 novembre del 2020: proprio nel giorno dedicato al tema della violenza contro le donne, infatti, tra Giuseppe Mario Forciniti e Aurelia Laurenti scoppiò una violenta lite per ragioni che non sono mai state veramente chiarite, al termine della quale l’uomo impugnò un coltello con il quale inflisse 19 coltellate alla compagna; poco prima di telefonare ai suoi genitori e recarsi dagli inquirenti per confessare l’omicidio.
Processi e condanne per Giuseppe Mario Forciniti: per l’omicidio di Aurelia Laurenti sta scontando 22 anni di reclusione
In un primo momento – come accennavamo anche poco fa – Giuseppe Mario Forciniti raccontò sia ai genitori che agli inquirenti che nella loro abitazione si erano introdotti dei ladri, imputando a loro le responsabilità dell’accaduto: gli agenti che ascoltarono la sua testimonianza, però, notarono delle ferite sul corpo dell’uomo incompatibili con un tentativo di rapina finito in tragedia e nel successivo interrogatorio Giuseppe Mario Forciniti è crollato, confessando le sue responsabilità.
Le indagini furono, dunque, relativamente semplici e nell’arco di pochi mesi si riuscì a portare Giuseppe Mario Forciniti a processo: in primo grado l’uomo – oggi 37enne – non ha opposto alcune resistenza alla tesi costruita dagli inquirenti, ma si è rifiutato di fornire reali spiegazioni del violento gesto, ricevendo una condanna a 24 anni di reclusione – con l’ipotesi di omicidio volontario pluriaggravato -, rispetto all’ergastolo chiesto dai Pubblici ministeri.
Nel successivo processo d’Appello, Giuseppe Mario Forciniti ha ripetuto il copione del primo grado di giudizio – dicendo esplicitamente alla corte che “non mi spiego cosa sia successo” -, ma grazie a un accordo siglato tra i suoi legali e i Pubblici ministeri è riuscito a ottenere uno sconto di pena pari a 2 anni; reso possibile soprattutto dalla collaborazione nelle indagini e del fatto che abbia impiegato buona parte del suo (misero) stipendio carcerario per il sostentamento dei due figli, rimasti orfani della madre.