Secondo il magistrato in piena corsa per il prossimo ruolo da procuratore nazionale antimafia, il problema delle mafie nel Nord Italia deriva in sostanza dalla mala commistione di imprenditori e politica locale: Nicola Gratteri nell’intervista al “Fatto Quotidiano” racconta nello specifico cosa significhi l’evoluzione della mafia al Nord dopo la maxi operazione contro l’ndrangheta che ieri ha portato 104 arresti in tutta Italia tra Reggio Calabria, Firenze e Milano.
«La mafia uccide meno e fa più affari», è il senso dello “slogan” inserito da Gratteri nel suo ultimo libro sul rapporto Nord-cosche: «ormai bisogno parlare di radicamento. Le mafie, e in modo particolare la ‘ndrangheta, si sono infiltrate in molte regioni del Nord negli anni ’50-60 e ’70 trovando terreno molto fertile». Secondo il procuratore di Catanzaro le mafie hanno potuto avanzare senza grandi “freni” verso l’intero Nord Italia per un mero e semplice motivo: «hanno trovato imprenditori e politici che hanno agito secondo logiche di convenienza. Come è successo al Sud», sostiene Gratteri, «le mafie al Nord sono state colpevolmente sottovalutate e successivamente legittimate sul piano economico e politico».
DOVE E COME LE ‘NDRINE SI SONO ALLARGATE AL NORD
A garantire l’espansione del malaffare malavitoso nato al Sud tra Camorra, Cosa Nostra e ’Ndrangheta, ribadisce ancora il procuratore Gratteri al collega Barbacetto sul “Fatto”, le varie «relazioni, i servizi offerti agli imprenditori sopratutto nel settore dell’edilizia». Da qui il concetto di più affari e meno stragi, ma non per questo meno pericolosità: se l’edilizia è stata (ed è tutt’ora) il “traino” iniziale, sono gli stupefacenti il vero business messo in piedi dalle mafie anche al Nord, «La droga, soprattutto la cocaina, ha garantito gli investimenti successi vi, quelli che hanno portato i prestanome delle cosche a conquistare fette di mercato nell’ambito dell’edilizia, dei servizi, della ristorazione e del mercato immobiliare». Il peso finanziario è enorme, basti pensare al fatto che in Europa – fonte sempre Gratteri – viene confiscato solo l’1% dei soldi e dei beni dei boss mafiosi. Certo, conclude il magistrato, se non vi fossero stato reali rapporti legati nel territorio tra imprese e politica, l’evoluzione della mafia avrebbe trovato molti più ostacoli di quanto purtroppo non sia avvenuto: «se non avessero avuto la capacità di stringere relazioni con sfere della politica, dell’economia e della finanza, le mafie sarebbero rimaste criminalità organizzata facili da contrastare e da combattere. Al Nord la politica si è dimostrata permeabile in tante occasioni».