È passato in sordina dopo la presentazione del Decreto Cig del 16 giugno scorso e non ha fatto “furore” neanche dopo l’ottimo articolo di Federico Fubini sul Corriere della Sera di venerdì scorso: nell’articolo 4 del Decreto n.52 si assegnano al Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri poteri “straordinari” di «“sequestration” all’ americana (“variazione di bilancio e successiva riassegnazione”) sull’intero ammontare degli 80 miliardi di euro degli aumenti di deficit in emergenza varati fino ad oggi nel 2020», riporta Fubini sul Decreto del Governo Conte che ha anticipato le ultime 4 settimane di Cassa integrazione previste inizialmente a settembre-ottobre. Oggi su La Verità il collega Giuseppe Liturri torna sul fronte “tesoretto Mef” (vale 75-80 miliardi di euro in extradeficit) e sottolinea l’assoluto “primum” di un atto del genere: «il ministro titolare è autorizzato ad apportare, con proprio decreto ministeriale, le variazioni di bilancio necessarie per rimodulare le risorse assegnate tra le diverse misure previste dai tre decreti».
Senza passare dal Cdm e neanche dal Parlamento, questo tesoretto da decidere se “riorientare in altro modo” sta già facendo discutere: «Il fatto rilevante è che la possibilità di riassegnare le risorse viene qui stabilita non più all’interno dello stesso decreto, ma addirittura tra i tre che sono stati il pilastro, peraltro gracile, della risposta del nostro governo alla crisi economica da Covid-19», attacca la Verità riferendosi al Dl Cura Italia, al Decreto Rilancio e all’ultimo decreto Cig.
LA NORMA DEL DECRETO CIG: COME FUNZIONA
Le critiche al Governo si fanno dunque duplici nel merito: da un lato un Decreto monstre da 266 articoli – il Dl Rilancio – con forti difficoltà per il Parlamento di porvi mano se vi sarà poi la richiesta di fiducia della maggioranza; in secondo luogo, ora Gualtieri sembra avere una delega piuttosto ampia per spostare eventualmente risorse a seconda delle necessità che emergeranno nei prossimi mesi. Quel «ottimizzare l’allocazione delle risorse» spiegato dal Decreto del 16 giugno quali criteri avrà e quali tempistiche? Non ci saranno davvero “controlli” specifici sulla scelta di Gualtieri? In attesa di avere specifiche risposte dal Governo, La Verità si interroga su altre due forti perplessità: «Siamo infatti in presenza del collasso della capacità di decidere e di allocare correttamente le risorse. È proprio il processo democratico di formazione delle decisioni che subisce un serio vulnus, quando un governo si riduce, da un lato, a impedire di fatto al Parlamento l’esercizio della propria funzione legislativa e, dall’altro, a mostrarsi incapace di definire in un decreto legge risorse ed obiettivi in modo preciso». In secondo luogo, stupisce anche il “paracadute” utilizzato dal Governo per evitare un’allocazione non ottimale delle suddette risorse: si gioca tutto sul senso di responsabilità del Ministro Gualtieri e del Mef ma non mancheranno ora le polemiche anche in Parlamento nel merito di un articolo passato “inosservato” ma tutt’altro che secondario.