I retroscena vanno come sempre soppesati in quanto possono esserci esagerazioni/diminuzioni di quanto avvenuto, eppure quanto rivela Monica Guerzoni del Corriere della Sera oggi in merito al Cdm-fiume che ha portato all’accordo Governo-Benetton sull’uscita molto graduale di Atlantia da Autostrade per l’Italia fa ben intuire la situazione e il clima interno alla maggioranza. Dopo l’intervista al Fatto del Premier Giuseppe Conte e le dichiarazioni a mezzo stampa pre-CdM l’interno del Capo del Governo era quello di radere al suolo la presenza dei Benetton all’interno di Aspi, con revoca immediata: così però non è avvenuto e la transazione (ancora tutta da dettagliare) che avverrà nei prossimi mesi se da un lato pubblicamente ha messo d’accordo quasi tutti, ha anche evidenziato una nuova frattura tra Pd, M5s e Palazzo Chigi. I protagonisti del “ring” – secondo lo scoop del CorSera – sarebbero il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, sceso in difesa della collega Paola De Micheli, il Premier, indirettamente Marco Travaglio e Rocco Casalino e infine anche il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Ebbene, il “nodo” sarebbe stata quella lettera dello scorso marzo con cui la Ministra dei Trasporti De Micheli avvisava Conte e il CdM sui rischi per una revoca totale a Benetton: il titolo del Fatto il giorno dopo “United Dem of Benetton” ha fatto scattare su tutte le furie il titolare della Difesa che nel mezzo del Consiglio dei Ministri avrebbe sbottato così «Questa favoletta dei frenatori amici dei Benetton ha scocciato. Siamo tutti sulla stessa barca, non c’è il cavaliere bianco senza macchia e il cattivo che inciucia. Questi giochini comunicativi non sono rispettosi del lavoro di De Micheli e Gualtieri».
ENORME LITE NEL CDM DELLA NOTTE
A quel punto i toni alzati nella tarda notte fanno perdere le staffe anche al Presidente del Consiglio che contrattacca «Io non c’entro nulla con quello che fa Travaglio». Ma Guerini interrompe a quel punto Conte e, puntando il dito verso la stanza del portavoce di Palazzo Chigi Rocco Casalino, esclama «Allora vallo a dire di là». Qui secondo le fonti informate in mano alla Guerzoni, Conte avrebbe perso del tutto il controllo e furibondo si è rivolto a Guerini «E io che dovrei dire? Quando quella lettera riservata è uscita sui giornali ho fatto finta di nulla, anche se è una cosa gravissima e inaccettabile». Finito tutto? Neanche per sogno, poco dopo aumentano i sospetti tra i dem che il decreto di revoca col quale Conte (scritto di suo pugno pare) è entrato in CdM sia una sorta di “ricatto” per cercare di raccogliere consensi interni ai 5Stelle di un Di Maio che negli ultimi giorni tra Draghi e Berlusconi (via Gianni Letta) avrebbe cercato sponde per trame future. Ma alla fine la mattina arriva e le discussioni si fanno più caute, anche per la moral suasion del capodelegazione Pd Dario Franceschini che prova a rassicurare Di Maio e lo stesso Conte. Il Ministero degli Esteri avrebbe esclamato «la nostra linea era cacciarli subito e questo accordo non lo garantisce», ma sulla soluzione poi prospettata (dentro Cdp e transazioni varie per far scendere Atlantia in Aspi) il titolare della Cultura rassicura tutti «Luigi, il vostro obiettivo era l’uscita totale dei Benetton. Anche senza revoca usciranno e quindi potrete dire che avete vinto».