Continua la guerra in Sudan e lo scontro tra esercito e RSF: 11 milioni di sfollati da El Fasher, report choc dell'ONU su eccidi, stupri, uccisioni di massa
LE ULTIME DENUNCE DELL’ONU SULLA GUERRA IN SUDAN: ATROCITÀ ED ECCIDI NELL’ASSEDIO DELLE RSF
Nel silenzio del mondo occidentale (e non solo) per mesi, la guerra in Sudan e nel Darfur solo recentemente è tornata a segnalarsi sulle cronache mondiali dopo che il disastro in corso a livello umanitario e politico rischia di riportare una ennesima crisi nel Sahel con ripercussioni migratorie e di allerta terrorismo in tutto il Mediterraneo.
E così dopo che la Chiesa di Papa Leone XIV da tempo ormai è rimasta pressoché l’unico organismo mondiale in grado di denunciare le atrocità commesse nella guerra tra l’esercito governativo e le milizie paramilitari delle Forze di Supporto Rapido (RSF, di fatto l’evoluzione delle milizie Janjaweed che devastarono il Darfur negli anni Duemila), ora la denuncia arriva anche dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite Volker Turk.

In un report diffuso in questi giorni, l’ONU denuncia lo sfollamento di ben oltre 11 milioni di sudanesi sfollati dalla guerra e in particolare dall’assedio RSF alla città di El Fasher, in modo continuativo da oltre 500 giorni: questa e altre zone del Darfur sotto la morsa delle milizie – che puntano a far cadere il Governo del Sudan, sempre più debole nonostante mantengano ancora la capitale Khartoum – vedono ogni giorno ormai segnalazioni da più testimonianze di eccidi, uccisioni di massa indiscriminate, stupri, ostacoli all’invio degli aiuti umanitari e anche preoccupanti sparizioni “forzate”.
Secondo il commissario ONU, in Sudan vi sarebbero tutti gli estremi per aprire indagini su crimini di guerra contro l’umanità e la popolazione inerme: bombardamenti, droni e tattiche per ridurre l’approviggionamento di El Fasher vengono ogni giorno dimenticati dalla comunità internazionale, attenta invece con riflettori puntati su Medio Oriente e Ucraina. Eppure solo negli ultimi 10 giorni vi sarebbero stati centinaia di vittime sotto i colpi di artiglieria, oltre agli attacchi con droni, delle truppe RSF contro l’area di controllo governativo.
IL GENOCIDIO “SILENZIOSO” IN SUDAN: GLI SCENARI OLTRE LA GUERRA
In attesa di capire gli estremi e le origini di un ulteriore conflitto con al centro sempre il controllo dell’oro, in Sudan si rischia nuovamente un potenziale genocidio della popolazione attaccata in quanto semplicemente “categoria” di persone d’ostacolo per la propria stessa razza e presenza: un genocidio silenzioso che non viene denunciato e non viene minimamente considerato da praticamente nessun organo internazionale. Tranne, appunto, la Chiesa: «continua vicinanza e solidarietà alle popolazioni sofferenti di Gaza, Sudan e Ucraina», ha detto il presidente della COMECE (Conferenze Episcopali della UE) mons. Mariano Crociata nella nota diffusa dopo l’assemblea dei vescovi europei.
Ong sostenute dalla Santa Sede, missionari impegnati e la Croce Rossa da anni ormai assistono la popolazione del Sudan, specie ora con un flusso di quasi 12 milioni di rifugiati in fuga dalle barbarie commesse durante la guerra: i corridoi umanitari sono a rischio, così come il rischio di un passaggio di civili disperati verso il Ciad e la Libia è all’ordine del giorno. L’esercito regolare di Khartoum è impossibilitato al reagire con garanzie e vie di fuga, l’assedio è devastante e senza il sostegno internazionale il rischio di cadere sotto il controllo delle Forze di Supporto è purtroppo più che probabile.
L’invito dell’ONU è per una protezione immediata dei civili ancora rimasti a El Fasher, specie anziani, minori e malati, sottolineando l’impellenza degli aiuti umanitari in quella regione: lo spazio per le trattative è ancora possibile anche se la tragedia e le esecuzioni – da autentica guerra civile – non fanno pensare a nulla di positivo almeno nel breve-medio periodo.
