Il sanguinoso attentato di qualche giorno fa nella valle di Baisaran, con 26 turisti morti nel Kashmir indiano, ci dice che la diplomazia islamica del terrore è molto attiva e non solo contro l’Occidente, ma anche contro l’India. E il colonialismo c’entra ben poco come ipotetica causa del terrorismo fondamentalista, perché furono i musulmani a invadere e sottomettere l’India, molto prima e per molto più tempo degli inglesi. Inoltre gli attacchi terroristici di matrice religiosa hanno insanguinato l’India circa cinquant’anni prima dell’11 Settembre o delle stragi europee.
L’attentato è stato rivendicato dal Fronte di Resistenza (TRF), costola di Lashkar-e-Taiba (LeT), organizzazione radicale salafita attiva nella valle del Kashmir. LeT nasce negli anni 80 durante la guerra sovietico-afghana, grazie al fondatore di al-Qaeda Osama bin Laden. Il gruppo ha sede in Pakistan e, sarebbe supportato dall’Inter-Services Intelligence Agency (Iaa) e dall’esercito pakistano. LeT è considerato responsabile di molti altri attacchi sul suolo indiano, tra cui l’attentato del 2008 a Mumbai e l’attentato al parlamento indiano del 2001.
Nel 2002, gli Stati Uniti hanno aggiunto LeT alla lista delle Organizzazioni terroristiche estere (Foreign Terrorist Organization), costringendo il Pakistan a mettere fuorilegge, almeno ufficialmente, il gruppo. Anche se il governo pakistano ha negato ogni coinvolgimento, l’attentato, seppur mascherato da motivi religiosi, potrebbe essere legato all’emarginazione del Pakistan dai recenti accordi stretti tra Donald Trump e Narendra Modi.
La reazione militare indiana nella regione è stata rapida e molto forte, con centinaia di arresti, interrogatori intensivi dei sospetti e l’incendio delle case dei presunti responsabili, dei loro complici e dei loro fiancheggiatori.
Ma veniamo ad oggi (ieri, ndr). Secondo Reuters gli apparati di sicurezza indiani riferiscono di aver arrestato due dei tre attentatori cittadini pakistani ed affermano di continuare a ricevere colpi di armi da fuoco provenienti dalle postazioni pakistane sul confine di fatto che divide il Kashmir tra India e Pakistan. Mentre l’esercito pakistano afferma di aver ucciso ben 71 militanti islamici al confine con l’Afghanistan.
Su tutto però svettano le dichiarazioni del ministro della Difesa pakistano Khawaja Asif, che oltre a dichiarare a SkyNews di aspettarsi un imminente attacco indiano, ha riferito che il Pakistan “avrebbe sostenuto per trent’anni il terrorismo per fare il lavoro sporco per gli USA e l’Occidente”. Visto che si parla di al-Qaeda verrebbe da chiedersi quale fosse il servizio reso da al-Qaeda all’Occidente.
Sul piano politico il governo indiano ha già annunciato di voler revocare col Pakistan il Trattato sulle acque dell’Indo del 1960. La fine del patto porterebbe alla forte diminuzione del flusso d’acqua verso il Pakistan, con gravi difficoltà per l’agricoltura, che è già in crisi per la mancanza d’acqua.
Le frontiere tra i due Paesi sono state chiuse e i diplomatici pakistani sono stati espulsi dall’India. Ma questo potrebbe essere solo l’inizio di un’escalation che potrebbe portare fino ad un conflitto nucleare. Infatti l’India ha superato il Pakistan nel numero di testate nucleari modificando l’equilibrio strategico dell’Asia meridionale. Secondo la Federation of american scientist (FAS), l’India possiede ora circa 180 testate nucleari, superando le 170 stimate del Pakistan.
L’India è la sesta potenza nucleare mondiale dal 1974. Il Pakistan l’ha seguita 1998, innescando tra i due Paesi un pericoloso gioco al rialzo nucleare. Il Pakistan, finora, col vantaggio nucleare intendeva controbilanciare la superiorità indiana negli armamenti convenzionali. Ma la spinta alla modernizzazione nucleare di New Delhi, in particolare con i nuovi missili balistici Agni-5, capaci di colpire obiettivi multipli, costituisce un importante passo avanti indiano, che complica i calcoli strategici del Pakistan, ma più ancora del governo cinese, che in queste ore predica la calma a voler paventare una parte cinese nel conflitto.
Chiariamo anche che il bilancio della difesa indiano per il 2025-26 è aumentato a circa 79 miliardi di dollari, con un incremento annuo di circa il 10%. Il bilancio pakistano si aggira intorno agli 8 miliardi di dollari. L’India spende ora quasi dieci volte più del Pakistan per la difesa. Con questa forza finanziaria l’India ha ampliato il proprio arsenale con caccia Rafale, sistemi di difesa aerea S-400 di fabbricazione russa e una radicale modernizzazione dell’apparato militare.
Il Pakistan non ha le stesse risorse, deve mantenere un grande esercito ed una deterrenza nucleare credibile, e la via è sempre più stretta tra modernizzazione e risorse limitate. Lo squilibrio sempre più forte delle forze in campo però non ci deve rassicurare. La potenza più debole potrebbe cercare subito il confronto prima che il divario diventi insostenibile.
Ma lo scenario potrebbe essere molto diverso: il Pakistan sta chiedendo aiuto al potente vicino nella lotta contro il fondamentalismo e cerca di essere incluso nei piani di sviluppo e dominio statunitensi e indiani per il contenimento della Cina, alleato ingombrante ed economicamente concorrente del Pakistan.
Inoltre i circa sei milioni di islamici sterminati dai cinesi nel XIX secolo ed il milione di uiguri musulmani tuttora detenuti nei campi di concentramento cinesi sul confine afgano, non pongono certo a favore dell’alleanza. Vedremo quale delle due strade sarà imboccata tra India e Pakistan.
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