Oggi è stato presentato a Tokyo il telefonino ibrido che funziona anche ad energia solare. A introdurlo nel Sol Levante è stata Softbank, il terzo operatore mobile del Giappone. Solar Hybrid 936SH, questo il nome del cellulare, è prodotto da Sharp, l’azienda nota per essere tra i leader del fotovoltaico a livello mondiale.
Tra le varie caratteristiche, il Solar Hybrid avrà una 8 megapixel camera, display VGA e un IPX water resistent. Oltre a ciò, vanta 3G ad alta velocità, possibilità di vedere le mail, widgets e via discorrendo.
Ma come già detto, l’assoluta novità di questo apparecchio è la possibilità di ricaricare la batteria, oltre che con l’alimentazione elettrica tradizionale, per mezzo di pannellini solari montati sul coperchio. Ma quanto sarà efficace questo secondo metodo? Il gestore assicura che con 10 minuti di esposizione al sole si otterrà una carica sufficiente per 2 ore in standby o un minuto di conversazione. Quando si userà all’aperto, poi, il Solar Hybrid avrà il vantaggio di ricaricarsi automaticamente durante l’utilizzo. Ovviamente un tale modello si presta parecchio a situazioni di solleone come quella estiva che sta per arrivare: Sharp, che ha previsto il lancio proprio allora, l’ha quindi dotato di uno speciale rivestimento che garantisce l’impermeabilità: a prova di spiaggia!
Veniamo ora alle magagne: non potrà essere ricaricato sotto lampade fluorescenti o se il tempo sarà nuvoloso. Poi un dettaglio non trascurabile: il prezzo. Si aggirerà sui 40.000 yen, ovvero 300 euro al cambio attuale.
Infine sfatiamo un mito: questo non è il primo telefonino “solare” di cui si sente parlare. A marzo al CEBIT di Hannover era stato presentato infatti S116, prodotto dalla cinese HTW. Anche in questo caso si tratta di un modello a conchiglia, triband GPRS, dotato di display QVGA, supporto per memorie T-Flash e una fotocamera da 1.3 megapixel. E anche in questo caso la parte superiore è ricoperta dal pannello solare. Il modello cinese costa 510$, ed è in grado di garantire circa 40 minuti di chiamata dopo un’ora di sole. A differenza del cugino giapponese, promette di poter ricaricare la batteria anche se esposto solamente alla luce debole di una giornata nuvolosa, di una lampadina o addirittura di una misera candela.
Insomma, alla fine con tutti questi modelli solari si rischia che il caricabatterie sia presto da buttare..