Nuova tegola per Apple che in Brasile non potrà depositare il marchio iPhone. La società sudamericana Gradiente Electronica ha infatti registrato lo stesso celebre nome degli smartphone targati Cupertino nel 2000, ben sette anni prima del lancio ufficiale, da parte di Apple, del suo primo iPhone. Per questo motivo, l’autorità che regola il copyright ha deciso di rifiutare la richiesta dell’azienda di Cupertino di registrare il marchio riportato sui propri smartphone, proprio perché la dicitura è stata già registrata dalla società brasiliana Gradiente Electronica. Questo, nonostante la decisione dell’istituto brasiliano per la proprietà intellettuale, non costringerà Apple a ritirare dal Brasile gli apparecchi che attualmente riportano impresso il nome iPhone, ma offre a Gradiente il diritto di reclamare l’esclusiva in tribunale. L’azienda guidata dal Ceo Tim Cook potrebbe però fare ricorso presso la giustizia brasiliana contro la decisione dell’Istituto per la Proprietà Intellettuale brasiliano, ma rimane l’elevato rischio che Apple debba essere costretta a pagare l’uso del nome iPhone in Brasile. Non è la prima volta che i vertici di Cupertino devono fare i conti con simili problemi: praticamente lo stesso è infatti avvenuto l’anno scorso in Cina, dove l’azienda locale Proview aveva già registrato i diritti del nome iPad. La battaglia legale si protrase per lungo tempo, fino a che Apple non fu costretta a pagare 60 milioni di dollari per poter utilizzare in Cina il nome iPad. Intanto, al keynote che ha aperto l’ultima edizione californiana del ciclo di conferenze Goldman Sachs Technology, il CEO di Apple Tim Cook ha risposto a molte domande riguardo il futuro della Mela, il cui titolo in Borsa, dopo aver perso il 33%, è attualmente al livello più basso mai raggiunto in 12 anni. Era dal 2000, infatti, che le azioni Apple non risultavano così economiche. Pur evitando ogni domanda riguardo la produzione di nuovi dispositivi, Cook ha fatto sapere che “l’unica cosa che mai faremo è un prodotto scadente. Noi faremo sempre grandi prodotti. È l’unica religione che abbiamo: dobbiamo fare qualcosa di straordinario, di ambizioso”. Nessuna crisi Apple, quindi, tanto che la notevole liquidità a disposizione permette alla società di operare grandi investimenti sulla catena di distribuzione e gli Apple Store.
“Facciamo un discreto numero di acquisizioni, una ogni due mesi” ha fatto sapere Cook, “la maggior parte di queste prevede persone di talento che lavorano su progetti più piccoli che assorbiamo e inglobiamo ai nostri progetti più grandi. PA Semi ne è un esempio, un gruppo di persone che lavoravano su PowerPC e che abbiamo assunto perché lavorassero su iOS. Faremo altre acquisizioni come questa”.