Il colosso di tecnologia cinese non si tira indietro e dopo settimane di scontri con Google e gli Stati Uniti del Presidente Trump, ora passa al contrattacco: la Huawei ha fatto ufficiale causa alla Corte di Stato Usa perché ritiene del tutto incostituzionali i plurimi divieti imposti dalla Casa Bianca alle aziende americane di acquistare le proprie apparecchiature di rete per motivi di sicurezza nazionale, in merito alla guerra dei dazi e commerciale in lizza tra Cina e Usa. La tesi di Trump è arcinota: Huawei avrebbe legami forti con il governo e l’intelligence cinese e le sue apparecchiature sarebbero un rischio fortissimo per il popolo americano in una vasta “guerra di spionaggio” anti-Google e anti-Usa. La replica della Cina è però altrettanto dura, pur continuando i negoziati per provare a porre fine alla guerra sui dazi dell’intero comparto di commercio tra le due superpotenze. Il colosso cinese ha presentato alla Corte Distrettuale Est del Texas «una mozione che mette in discussione la costituzionalità di una sezione del National Defense Authorization Act (Ndaa), convertito in legge dal Congresso l’estate scorsa, che vieta alle agenzie governative statunitensi e ai loro contractor di utilizzare apparecchiature di tlc di Huawei e della sua rivale Zte», riporta l’Adnkronos.
HUAWEI VS USA: COSA SUCCEDE ORA PER GLI UTENTI
Durante un infuocato vertice al WTO è andato in scena una lite piuttosto accesa tra un funzionario cinese e i rappresentanti americani: «Gli Stati Uniti dovrebbero rimuovere immediatamente tutte le misure unilaterali contro le società cinesi», mentre prosegue la “tregua” di 90 giorni che Trump ha decretato nell’attesa di decidere nel merito del “bando anti-Huawei” che potrebbe comportare un’improvviso non aggiornamento di ogni funzione interna agli smartphone e apparecchiature del colosso cinese. «Il governo degli Stati Uniti non ha fornito alcuna prova che Huawei costituisca una minaccia per la sicurezza, solo supposizioni» ha spiegato il responsabile dell’ufficio legale della società, Song Liuping, «la legge stabilisce direttamente che Huawei è colpevole, imponendogli molti vincoli con l’ovvio obiettivo di cacciarlo dal mercato statunitense». Ma ora come cambieranno le cose per tutti, tanti, utenti mondiali che possiedono uno smartphone Huawei? Dopo lo stop degli aggiornamenti del sistema operativo Android “minacciato” da Trump, la società cinese sta accelerando per introdurre un suo sistema operativo forse già in autunno. Quello che però si rischia tra meno di 90 giorni, se la tregua dovesse terminare, è che i nuovi smartphone Huawei perderanno l’accesso ai servizi più diffusi, tra cui Google Play Store e le app Gmail e YouTube. Tuttavia, come sottolinea Today.it, «Huawei può ancora utilizzare la versione del sistema operativo Android disponibile attraverso una licenza open source», che però perde molte funzionalità ed è in modalità assai “vecchia” rispetto alle novità tecnologiche all’avanguardia di Huawei e Honor.