Quando il Sud si presenta con il volto della serietà, della concretezza e dell’approccio positivo viene accolto, soprattutto al Nord, sempre con grande rispetto. Questa volta il volto è quello di Claudio De Vincenti, ex ministro per il Mezzogiorno, venuto a Milano a presentare il suo manifesto per un “nuovo Sud” che si intitola “Cambia, Cresce, Merita”.
Ad accoglierlo in città c’è il sindaco Beppe Sala, che lo ospita nella sala Alessi – gremita e attentissima – di Palazzo Marino.
Il senso del manifesto lo chiarisce bene Enzo D’Errico, direttore del Corriere del Mezzogiorno e moderatore dell’incontro promosso dai 200 esponenti della società civile che hanno firmato la proposta di De Vincenti: “una vera e propria miccia che sta innescando una nuova stagione di partecipazione”.
Claudio De Vincenti parte dalla novità principale del manifesto: “oggi si intersecano fermenti nuovi nel Mezzogiorno, frutto della nuova centralità del Mediterraneo, che ha rilanciato il ruolo del Sud, e che attira un Nord che non vuole competere solo in Europa”.
L’ex ministro però non si lascia scappare l’occasione per dire la sua sulla crisi esplosa in questi giorni a Taranto. “Sull’Ilva dobbiamo dire cose chiare. C’è chi lavora da anni per chiudere la fabbrica mentre i lavoratori si oppongono a questa strategia. Il nostro “manifesto” si muove nella stessa direzione dei lavoratori”.
L’applauso caloroso con cui è stata accolta la clip con le scene più divertenti di “Benvenuti al Sud” è servita a scaldare la sala e per aprire il dibattito. Hanno raccontato la loro esperienza Alberto Fioravanti, fondatore di Digital Magics, Margherita Franzoni, presidente Aidda Lombardia e Marco Simoni, presidente Human Technopole inaugurato proprio pochi giorni fa.
Simoni si è chiesto come sia possibile che anche il dopo Expo si sia rivelato un successo per Milano. Il segreto sta nel credere nei progetti di lungo periodo, scegliere governance adatte, e garantire il diretto impegno del soggetto pubblico. Anche la testimonianza di Francesco Tirsi, alunno bresciano della Apple Accademy di San Giovanni a Teduccio, ha confermato che il cambiamento è possibile.
Beppe Sala ha iniziato con il ricordare il gran numero di giovani del Sud che arrivano a Milano per studiare o lavorare: “Milano si è posta come una città aperta al mondo, e i giovani, soprattutto quelli del Sud, amano la libertà che si respira qui da noi. Ha aggiunto che “Milano accetta sempre le sfide del cambiamento. Ecco, ora che davanti al Sud c’è la sfida del Mediterraneo, noi possiamo affrontarla insieme”.
Poi l’inaspettata autocritica: “Milano sta cannibalizzando parte del Paese, ma ciò sta accadendo inconsapevolmente. Se però ci fermiamo a riflettere dobbiamo dire che non va bene, e vedere insieme cosa fare”.
Alla tavola rotonda conclusiva hanno partecipato gli imprenditori Gianfelice Rocca e Vito Grassi, che hanno condiviso il messaggio che il Sud può competere con il mondo e non misurasi semplicemente con il tema del divario. La forza del manifesto – secondo loro – è in questa apertura, in questa voglia di “non morire di aiuti”.
Ha poi concluso Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione della Sussidiarietà, ormai una delle voci più ascoltate quando si affronta questo tema. “Io mi occupo del Sud dagli anni 80. C’è un Sud che non ha mai smesso di costruire, che non si è arreso, grandi università, c’è la cultura diffusa, c’è il turismo, c’è la buona cucina. Persone che pensano che bisogna lavorare. Dall’altra parte c’è la decrescita felice, la cultura per cui la colpa è sempre degli altri, oppure che non c’è più niente da fare. Due culture che si confrontano e si scontrano. Da anni. Oggi sull’Ilva, domani ci sarà il tema delle infrastrutture. Non si vince se non prevale la voglia di lavorare insieme”.
Proprio dalle parole di Vittadini, D’Errico trae spunto per chiedere ai partecipanti alla tavola rotonda di indicare un riferimento culturale per spiegare il Sud di oggi.
Grassi scegli Ermanno Rea e la dismissione, Rocca sceglie invece De Giovanni e il commissario Ricciardi, Giorgianni chiede che si cambi la narrazione negativa e criminale del Sud sul modello Gomorra, Megale sceglie “Tornare”, l’ultimo struggente film della Comencini, Vittadini invece cita “Ohé! Sun chì”, sorprendendo un po’ tutti, la canzone di Jannacci che ricorda come Milano sia stata costruita proprio dai terroni.
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Per il manifesto e altre informazioni: www.associazionemerita.it