Nel quarto trimestre 2024 il mercato del lavoro è rimasto sostanzialmente stazionario. Le ore lavorate sono cresciute dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% rispetto al quarto trimestre 2023. Nello stesso periodo il Pil è cresciuto dello 0,1% in termini congiunturali e dello 0,6% in termini tendenziali.
Le posizioni lavorative, che misurano la domanda di lavoro espressa da imprese e altri datori di lavoro attraverso i contratti di assunzione, sono aumentate del 2,3% rispetto all’anno precedente.
L’entità della crescita nel corso dei trimestri del 2024 si riduce ed è meno sostenuta nell’industria (+1,5%) rispetto ai servizi (+2,7%), con incrementi particolarmente elevati nei settori delle attività immobiliari (12,3%), delle attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (+6,6%) e dei servizi di alloggio e ristorazione (+5,1%).
Continua il calo delle posizioni in somministrazione (-3,2%), di solito un indicatore di mercato fiacco.
Mentre la domanda rallenta, il costo del lavoro aumenta su base annua (+3,2%) per effetto dell’aumento delle retribuzioni (+3,1%) e, in misura maggiore, dei contributi sociali (+3,5%).
La crescita delle retribuzioni nel 2024 è dovuta principalmente ai rinnovi contrattuali che sono la principale motivazione della crescita del costo del lavoro. Nel settore dell’industria, maggiormente interessato dai rinnovi, la crescita è stata decisamente più netta (+4,3%) rispetto a quella dei servizi (+3%).
A cosa dobbiamo questi rallentamenti che misurano un 2024 non particolarmente felice, sotto i buoni dati di tassi di occupazione crescenti in una popolazione decrescente?
Proviamo a fare un riassunto per punti:
– il rallentamento della crescita economica, a causa soprattutto dell’incertezza economica globale;
– l’aumento dei costi di produzione ed energia che hanno messo sotto pressione le imprese, soprattutto nel settore manifatturiero riducendo la propensione ad assumere;
– la fine di alcuni sgravi contributivi hanno contribuito al rallentamento della crescita;
– l’invecchiamento della popolazione e il calo demografico stanno influenzando il mercato del lavoro, con una minore crescita della forza lavoro disponibile. Tuttavia, la maggiore partecipazione delle donne e degli over 50 ha sostenuto il tasso di attività;
– alcuni settori trainanti bilanciati dal calo dei settori in difficoltà: industria manifatturiera, costruzioni e commercio al dettaglio hanno sofferto di un rallentamento;
– l’inflazione ancora elevata che ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie.
In definitiva in Italia vale lo scambio: più persone al lavoro e meno soldi per ognuno di loro; una sorta di divisione di una torta che non cresce a sufficienza per fare qualche fetta in più.
Cosa aspettarsi per il mercato del lavoro italiano nel primo trimestre del 2025? Cauto ottimismo, con aspettative di crescita dell’occupazione e una leggera diminuzione del tasso di disoccupazione.
Nessuna previsione possibile invece per i salari, depressi e ai minimi europei, con una guerra commerciale internazionale pronta a deprimere di nuovo la crescita e a schiacciare verso il basso i salari reali.
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