Istat ha pubblicato di recente un’indagine sui presidi sociosanitari in Italia, con una parte dedicata all’occupazione. Visto che l’invecchiamento demografico avanza, meglio guardare bene cosa succede al lavoro generato dall’invecchiamento.
Al 1° gennaio 2023, si contano 12.363 strutture attive con un’offerta complessiva di 408mila posti letto, pari a sette ogni 1.000 residenti. Tuttavia, la distribuzione geografica evidenzia forti squilibri: nel Nord-est si contano 10 posti letto ogni 1.000 abitanti, mentre nel Sud tale rapporto scende a 3 su 1.000. Il 45% delle strutture è gestito da enti non profit, il 24% da enti privati, il 19% da enti pubblici e il 12% da enti religiosi.
Gli ospiti dei presidi residenziali ammontano a 362.850 persone, di cui oltre il 75% è ultra-sessantacinquenne. La maggior parte delle strutture è dedicata all’assistenza socio-sanitaria (78% dei posti letto), con il 77% delle risorse destinate agli anziani non autosufficienti. Gli ospiti minorenni rappresentano solo il 5% del totale, accolti prevalentemente per problematiche familiari o educative.
Le regioni del Nord offrono principalmente servizi per anziani non autosufficienti (oltre il 70% dei posti letto), mentre al Sud vi è una maggiore presenza di strutture dedicate a persone con disabilità e immigrati. Anche la dimensione delle strutture varia: nel Nord-est prevalgono le piccole residenze, mentre nel Nord-ovest sono più diffuse strutture medio-grandi.
Il personale impiegato nei presidi residenziali ammonta a quasi 337mila lavoratori, a cui si aggiungono circa 33mila volontari e 3.700 operatori del servizio civile. Tra questi, il 12% è rappresentato da cittadini stranieri, prevalentemente extraeuropei. L’occupazione nel settore è caratterizzata da una prevalenza di contratti part-time, con il 41% dei dipendenti che lavora con un orario ridotto.
Il lavoro volontario rappresenta una componente significativa del sistema di assistenza residenziale. I 33mila volontari attivi danno il loro contributo integrando le attività del personale retribuito e fornendo supporto agli ospiti. I volontari operano principalmente nell’ambito del sostegno sociale, dell’intrattenimento e dell’assistenza di base, contribuendo a migliorare la qualità della vita degli ospiti.
Il rapporto tra lavoratori retribuiti e volontari varia notevolmente a livello territoriale e tra diverse tipologie di strutture. Mentre nelle regioni del Nord la presenza di volontari è più strutturata e organizzata, al Sud il loro impiego è sporadico e spesso legato a iniziative locali o associative. La coesistenza tra lavoro retribuito e volontario pone anche la questione della sostenibilità e della continuità dei servizi, evidenziando la necessità di una maggiore valorizzazione del lavoro volontario.
Insomma, un settore in crescita che risponde a un’esigenza crescente di cure che viene dall’aumento della vita media.
La forte integrazione fra lavoro dipendente e volontariato merita di essere osservato con maggiore attenzione, dato che molte delle risposte ai bisogni vitali in futuro saranno saranno assolte dal Terzo settore, risposta naturale a uno Stato che si ritira, spinto da debiti e scarsa capacità di governo dei fenomeni complessi del nostro tempo.
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