Il Rapporto annuale della Bce contiene indicazioni interessanti sull'anno passato, mentre si formulano già previsioni su quello in corso
È stato recentemente pubblicato il rapporto annuale della Bce sul 2024 che ha fornito interessanti indicazioni in tema di politica monetaria ed economia reale relativamente all’anno passato.
Nel primo semestre dello scorso anno la Bce ha mantenuto una politica monetaria restrittiva lasciando i tassi al 4% per poi allentare la stretta nel secondo semestre e ridurre progressivamente i tassi fino al 3% come deliberato dal Consiglio direttivo nell’ultima riunione del 12 dicembre con il terzo taglio consecutivo che ha seguito quelli di settembre e ottobre.
La decisione è stata influenzata anche dall’andamento del carovita che, a inizio 2024, si attestava al 2,8%, lontano dal picco registrato a ottobre 2022 pari al 10,6%: il mantenimento dell’orientamento restrittivo della politica monetaria nel primo semestre ha assicurato che l’inflazione continuasse a scendere verso l’obiettivo del 2% fino ad arrivare al 2,5% nel mese di giugno e sostenendo così la scelta del primo taglio dopo nove mesi di tassi invariati per poi proseguire con una riduzione annua complessiva di 100 punti base.
Nel corso delle varie conferenze stampa a margine delle riunioni del Consiglio direttivo è comunque stato costantemente precisato che la scelta di tagliare i tassi è sempre stata presa sulla base dei dati consuntivi senza vincolarsi in un percorso predefinito.
Un ulteriore indicatore confortante è stato quello della crescita del Pil dell’Eurozona che nel corso del 2024 ha segnato un incremento dello 0,9% rispetto allo 0,4% del 2023 e soprattutto dopo cinque trimestri consecutivi di stagnazione, salvo poi frenare nuovamente alla fine dell’anno. A trainare la crescita sono stati prevalentemente i settori dei servizi, che hanno spinto i consumi privati, e delle esportazioni, la cui crescita è stata tuttavia modesta per gli elevati costi energetici che hanno ridotto la competitività dei prodotti.
Il settore degli investimenti, in particolare quelli legati all’edilizia residenziale, ha invece evidenziato un calo prevalentemente dovuto alle condizioni di finanziamento restrittive.
Anche il mercato del lavoro ha mostrato una buona resilienza: nel corso del 2024 il tasso di disoccupazione è sceso dal 6,5% registrato nel mese di gennaio al 6,2% del mese di dicembre: tra i venti Paesi dell’area euro l’Italia è uno di quelli che ha marcato una riduzione più consistente passando dal 7,1% di inizio anno al 6,3% di fine 2024.
E il 2025? Le prospettive indicano una crescita per l’area euro pari allo 0,9% con un tasso di inflazione pari al 2,3%. I dati relativi al Pil del primo trimestre evidenziano una crescita dello 0,4% (0,3% in Italia) con un tasso di inflazione previsto per il mese di aprile pari al 2,2%; quest’ultimo dato sarebbe in linea con quello consuntivato nel mese precedente e inferiore di 0,2% rispetto al mese di aprile 2024. In Italia l’incremento del carovita ad aprile 2025 si attesterebbe al 2,1%, sostanzialmente allineato al dato dell’area euro, stabile rispetto al mese precedente, ma in aumento rispetto ad aprile 2024, quando il tasso era pari allo 0,9%.
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