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Home » OPIS » I NUMERI/ Nascere uguali? L’equità come sfida per il sistema sanitario

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I NUMERI/ Nascere uguali? L’equità come sfida per il sistema sanitario

La ricerca MIGHTY analizza le disuguaglianze nella salute neonatale tra mamme italiane e straniere: il caso lombardo e gli accorgimenti da apportare

Paolo Berta, Chiara Persico
Pubblicato 13 Giugno 2025
(Ansa)

(Ansa)

La salute neonatale è un elemento cruciale per lo sviluppo economico e sociale, con effetti diretti sul benessere individuale e collettivo. Nonostante i progressi degli ultimi 20 anni (vedi Figura 1), anche nei Paesi più avanzati permangono disuguaglianze che meritano di essere indagate, per mantenere un focus costante su un principio cardine di ogni sistema sanitario: l’equità.


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Indicatori come il basso peso alla nascita (LBW < 2500 g), la nascita pretermine (PTB < 37 settimane) e un punteggio Apgar a 5 minuti inferiore a 9 (un indice di vitalità rilevato alla nascita) segnalano rischi sanitari immediati e, come mostra la letteratura scientifica, condizionano il futuro dei nascituri in termini di istruzione, lavoro, reddito e salute.


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Figura 1: Mortalità neonatale nel periodo 2000-2023 a livello internazionale. Fonte: United Nations Inter-Agency Group for Child Mortality Estimation (UN IGME), 2025

Screenshot

I fattori che influenzano gli esiti di natalità sono molteplici. Contano l’età e la salute della madre, lo status socioeconomico, il livello di istruzione, l’accesso alle cure prenatali, ma anche condizioni ambientali come l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo e gli stili di vita.

Il lavoro che presentiamo oggi è uno dei risultati del progetto PRIN MIGrants’ HealTh and healthcare access in Italy (MIGHTY) coordinato dalla professoressa Elisa Barbiano di Belgiojoso e sviluppato da docenti e ricercatori dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e dai colleghi dell’Università Politecnica delle Marche.


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All’interno di MIGHTY abbiamo analizzato le disuguaglianze negli esiti neonatali tra madri italiane e straniere. Le madri immigrate, spesso più esposte a povertà, stress, barriere linguistiche e discriminazioni, risultano più vulnerabili. Un sistema sanitario equo dovrebbe ridurre queste disparità, garantendo pari opportunità di un inizio di vita sano per tutti i nuovi nati.

In Italia, il Servizio Sanitario Nazionale assicura assistenza universale, ma l’immigrazione crescente pone nuove sfide. Con oltre 5 milioni di stranieri residenti, le disuguaglianze socioeconomiche e sanitarie sono sempre più evidenti. La Lombardia, con circa un quarto della popolazione straniera italiana, rappresenta un contesto chiave per osservare dinamiche di integrazione, differenze etniche e accesso ai servizi.

L’analisi si basa sui Certificati di Assistenza al Parto (2010–2023) forniti da Regione Lombardia. La collaborazione con Regione Lombardia rappresenta un’opportunità preziosa per sviluppare ricerca di qualità, sfruttando il potenziale del dato amministrativo. I dati analizzati includono tutti i parti avvenuti in regione e includono informazioni sociodemografiche, ostetriche e neonatali. In linea con la letteratura, sono stati esclusi i gemelli, i parti cesarei elettivi e le madri con età inferiore a 15 e superiore a 50 anni. Abbiamo inoltre rimosso i casi in cui luogo di nascita e cittadinanza non collimano (vedi Tabella 1), ottenendo così un campione di 1.025.000 parti.

Tabella 1: Selezione del campione per l’analisi

Dall’analisi descrittiva emergono differenze significative tra madri italiane e straniere in termini di età, istruzione, occupazione, percorso di gravidanza, storia ostetrica e distribuzione geografica. Per ragioni di brevità ci limitiamo a mostrare in Figura 2 che le madri straniere hanno un’età media al primo parto inferiore. In Figura 3 si evidenzia invece una maggiore numerosità di figli tra le straniere, sebbene anche per loro la natalità stia progressivamente calando, avvicinandosi ai livelli critici già raggiunti dalle madri italiane.

Figura2: Confronto tra l’età al primo figlio per madri italiane (curva blu) e straniere (curva rossa)

Figura3: Numero figli per donna, confronto tra madri straniere (linea rossa) e italiane (linea blu). Fonte: ISTAT (2024, ottobre). Natalità in Italia. Anno 2023. Istituto Nazionale di Statistica. 

Dal punto di vista statistico, abbiamo adottato un modello logistico per stimare la probabilità di esiti neonatali avversi, esteso ad un approccio multilevel con covariate random per confrontare le strutture ospedaliere e valutare se l’effetto della cittadinanza della madre sull’esito neonatale varia tra ospedali. Questo approccio permette di cogliere eventuali differenze di trattamento o disuguaglianze legate al contesto ospedaliero.

Tabella 2: Risultati dei modelli statistici per singolo outcome. Modello 1 non include altre covariate. Modello 2 è corretto includendo le informazioni sulla madre, le gravidanze precedenti, il percorso di gravidanza, e la nascita. Gli asterischi si riferiscono alla significatività dei coefficienti: *** = 0.01, ** = 0.05.

Screenshot

I modelli in Tabella 2 mostrano un rischio statisticamente maggiore di basso peso alla nascita per le madri straniere, che scompare dopo aver corretto per fattori relativi alla madre, alle gravidanze precedenti, al percorso di gravidanza e neonatali. Al contrario, i rischi legati al parto pretermine e ad un basso Apgar rimangono statisticamente più elevati per le madri straniere, indicando la persistenza di disuguaglianze non spiegate da fattori clinici o sociodemografici osservabili.

Infine, Figura 4 evidenzia che tutti gli ospedali, rappresentati da ogni singolo intervallo, risultano distribuiti in modo uniforme suggerendo una sostanziale omogeneità del sistema sanitario lombardo. Inoltre, non si osservano strutture ospedaliere in cui vi siano differenze significative tra madri italiane e straniere (intervalli rossi e blu) rispetto agli esiti neonatali.

Figura 4: Profilo degli esiti di natalità così come emergono dall’applicazione di modelli multilevel con random effect a livello di cittadinanza della madre.

Al netto dei tecnicismi statistici dei risultati presentati, ciò che emerge è che il sistema sanitario lombardo appare strutturalmente equo e in grado di rimuovere gli ostacoli preesistenti alla nascita. Nonostante ciò, persistono disuguaglianze negli esiti, probabilmente dovute a fattori non osservabili come condizioni psicosociali, differenze culturali nelle cure prenatali, barriere linguistiche e ambientali.

Per affrontare le disuguaglianze residue, è necessario affiancare agli interventi clinici politiche di sanità pubblica più ampie e integrate, che vadano oltre il momento del parto. È opportuno continuare a promuovere programmi mirati di accompagnamento alla gravidanza per le madri straniere, che includano mediazione culturale, supporto psicologico, percorsi educativi personalizzati e una rete territoriale in grado di intercettare precocemente situazioni di vulnerabilità. Solo così sarà possibile trasformare l’universalismo formale in un’effettiva equità sostanziale per tutti i nuovi nati.

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