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Home » OPIS » I NUMERI/ Neet e competenze digitali, più tempo sul web aiuta le soft skills nei giovani

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I NUMERI/ Neet e competenze digitali, più tempo sul web aiuta le soft skills nei giovani

Italia, Spagna, Portogallo: una ricerca sui giovani che non studiano e non lavorano (NEET) dimostra che chi usa il web migliora le capacità socio-emozionali

Antonella Rocca, Paolo Mazzocchi
Pubblicato 2 Maggio 2025
(Pixabay)

(Pixabay)

La pandemia da Covid-19 ha accelerato il processo di digitalizzazione dei servizi, ma ha trasformato anche le modalità di comunicazione e interazione sociale accrescendo, conseguentemente, la dipendenza dalla tecnologia. Tale processo si è sviluppato in maniera trasversale rispetto a fattori quali la classe sociale, o con riferimento alle varie classi di età. Il processo è talmente capillare e diffuso da essere descritto come una “rivoluzione digitale” e gli attuali e futuri sviluppi dell’intelligenza artificiale avranno come conseguenza un’ulteriore intensificazione di questa tendenza.


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Le sfide e le incertezze che accompagnano questo processo sono rilevanti. Una di queste è la preoccupazione che esso possa accrescere le disuguaglianze sociali, in quanto a risultare maggiormente penalizzati saranno coloro che hanno un minor accesso a questi strumenti, quali i meno abbienti e i meno istruiti che, ovviamente, incontrano maggiori difficoltà nel possedere e nel sapere utilizzare gli strumenti elettronici.


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Un’altra categoria particolarmente a rischio di penalizzazione è rappresentata da coloro che vivono nelle aree interne del Paese, principalmente aree rurali lontane dai grossi centri abitati.

Per queste persone, l’uso delle ICT (tecnologie per l’informazione e la comunicazione) può costituire un modo per azzerare le distanze fisiche e quindi garantire l’accesso a servizi altrimenti difficili da raggiungere, ma l’assenza o l’inadeguatezza di moderne infrastrutture atte a garantire un’adeguata connessione rischia spesso di limitare la fruibilità di queste tecnologie.

Le competenze digitali sono fondamentali nella vita di tutti i giorni. Le abilità nell’uso delle ICT sono acquisite sia durante i percorsi educativi, sia, e soprattutto, attraverso processi di apprendimento informali, basati essenzialmente sul cosiddetto learning by doing, ovvero imparare con l’uso. Diversi studi hanno dimostrato che il possesso di queste capacità si associa positivamente allo sviluppo di competenze professionali, mentre non possederne a sufficienza espone le persone a rischio di esclusione sociale.


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In altre parole, le competenze digitali stimolerebbero le capacità di risoluzione dei problemi (problem solving) e l’accrescimento del senso di auto-efficacia, contribuendo quindi ad un rapido inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.

È anche dimostrato che queste competenze digitali sono in grado di esercitare un ruolo positivo anche sulle competenze socio-emozionali, ovvero quella parte delle competenze non cognitive che riguardano il modo di gestire le emozioni, le relazioni e i comportamenti sociali.

Ne sono alcuni esempi l’empatia, la capacità di collaborazione con altre persone, l’autoregolazione emotiva, il rispetto delle regole e le capacità relazionali. Tra queste ultime è di particolare importanza la capacità di gestione dell’ansia e di altri disturbi mentali che sono in grande aumento tra i giovani negli ultimi anni, soprattutto a seguito della pandemia da Covid-19.

Pertanto, è interessante riflettere sull’effetto positivo che l’uso delle ICT può avere sui giovani NEET, ovvero i giovani che non studiano e non lavorano, e che si trovano, pertanto, nello stato di disoccupazione o di inattività non legata a motivi di istruzione. Per questi giovani, infatti, l’inserimento nel mondo del lavoro – tanto auspicato e sollecitato con diverse iniziative, quali il Fondo Garanzia giovani – è di fondamentale importanza anche per la crescita economica del Paese.

I NEET sono, infatti, giovani ad alto rischio di esclusione sociale ed economica in quanto la prolungata permanenza in questo stato di inattività rischia di pregiudicare l’intera futura carriera lavorativa.

L’accrescimento delle capacità socio-emozionali consentirebbe a questi giovani di saper gestire lo stress e, più in generale, di affrontare meglio le difficoltà della vita, e quindi anche le difficoltà connesse all’ingresso nel mercato del lavoro, inclusa la resilienza necessaria a risollevarsi dopo gli insuccessi che inevitabilmente un giovane incontra sul suo cammino nel periodo particolarmente difficile della transizione scuola-lavoro.

Ciò che invece è ancora oggetto di dibattito è la relazione tra l’intensità di utilizzo degli strumenti elettronici, misurabile come il tempo mediamente trascorso navigando su internet per vari motivi (studio, svago, ricerca di lavoro, ecc.) o utilizzando i social network, e lo sviluppo delle competenze socio-emotive.

In questo caso, infatti, gli studi finora condotti evidenziano, da un lato, come un intenso uso di internet si associ positivamente ad un migliore accesso delle risorse online, per esempio quelle relative ai canali web di ricerca di lavoro, alle opportunità di studio e apprendimento che utilizzano i canali del web, ecc.

Dall’altro lato, però, si è osservato che un uso eccessivo di questi strumenti elettronici può avere conseguenze socio-emozionali negative, come dipendenza dai social ed isolamento sociale, che conduce a ridotte interazioni personali e può ridurre lo sviluppo di competenze non cognitive come l’empatia e l’intelligenza emotiva.

Una recente indagine internazionale svolta nell’ambito del progetto Track-in public employment services tracking effectiveness in supporting rural NEETs, finanziato con fondi EEA Grant, ha investigato la relazione tra competenze digitali ed altri tipi di competenze, come quelle socio-emozionali. Il progetto muove le mosse dalla COST Action 18312 Rural NEET youth network: Modeling the risks underlying rural NEETs social exclusion (RNYN) che ha dato origine alla formazione di EURYO, l’Osservatorio Europei sui giovani che vivono nelle aree rurali.

L’indagine è stata condotta in Portogallo, Italia e Spagna e ha coinvolto 2.618 giovani NEET nella classe di età tra i 25 ed i 29 anni. I giovani di questa fascia di età sono identificati dalla letteratura economica internazionale come NYNA (Not Young, Not Adults), ad indicare la precarietà della loro condizione. Infatti, mentre fino ai 24 anni la maggior parte dei giovani è ancora impegnata negli studi universitari o ha da poco intrapreso il percorso di ricerca di lavoro, dai 25 ai 29 anni la permanenza nello status di inattività o di disoccupazione inizia a rappresentare un fattore problematico, che li espone al rischio di accumulo di una situazione di svantaggio economico e sociale.

Attraverso l’indagine, si è cercato di capire se vi è una relazione significativa, ed eventualmente di che tipo, tra il possesso di competenze digitali e l’intensità nell’uso di internet, da un lato, ed il livello di capacità socio-emozionali, dall’altro. Queste ultime sono state stimate attraverso una batteria di quesiti inerenti alcune sensazioni di disagio, come elencato di seguito.

Sensazioni vissute dagli intervistati che si collegano al loro livello di competenze socio-emozionali:

  1. Paura di fallire
  2. Mancanza di fiducia nel sistema
  3. Percezione di un senso di inferiorità
  4. Percezione di un senso di colpevolezza
  5. Tendenza a dimenticare spesso le cose importanti da fare
  6. Sensazione di incapacità nel trovare un lavoro
  7. Tendenza a procrastinare le attività da svolgere

Per misurare le capacità digitali, si è invece fatto ricorso ai seguenti aspetti:

  1. Facilità di reperire informazioni online
  2. Capacità di concludere positivamente corsi sull’uso di internet
  3. Difficoltà nel decidere le parole chiave da utilizzare nelle ricerche sul web
  4. Difficoltà nel riconoscere contenuti fake sul web
  5. Abitudine a confrontare diversi siti prima di valutare la veridicità delle informazioni
  6. Facilità nel reperire informazioni relative alle opportunità di lavoro

Per entrambi i succitati quesiti si è chiesto ai rispondenti di graduare la propria risposta utilizzando una scala da 1 a 5. Infine, l’intensità nell’utilizzo di internet è stata misurata attraverso un quesito in cui si chiedeva per quanto tempo, in media per giorno, fanno uso di internet.

Le diverse voci di questi quesiti sono state opportunamente sintetizzate attraverso il calcolo di indicatori sintetici. L’associazione tra le capacità digitali e il tempo dedicato all’uso di internet da un lato e le competenze socio-emozionali è risultata leggermente positiva, ma statisticamente significativa. L’analisi basata sulle equazioni strutturali ha confermato tale evidenza.

In altre parole, gli individui con competenze digitali maggiori e/o che fanno un uso frequente di internet hanno mediamente maggiori capacità socio-emozionali. Questo risultato sembra pertanto indicare che la digital literacy contribuisce allo sviluppo di capacità socio-emozionali essenziali, quali la capacità di comunicazione, l’empatia e l’autocontrollo.

Si è tentato anche di capire se il grado di urbanizzazione del luogo di residenza dei rispondenti avesse un effetto sul loro comportamento in merito alla digitalizzazione. Ne è emerso un ruolo significativo del fattore urbanizzazione. Ciò induce a ritenere che il diverso accesso alle risorse, il diverso livello di supporto sociale e le conseguenti opportunità offerte dal territorio in termini di istruzione e lavoro possono avere un ruolo fondamentale anche nello sviluppo socio-emozionale.

Questi risultati aprono la strada a diverse riflessioni. Da un lato, suggeriscono la necessità di urgenti interventi infrastrutturali, per azzerare il ritardo digitale che ancora persiste in alcune aree interne di Spagna, Italia e Portogallo. Dall’altro, richiamano l’attenzione sulla necessità di stimolare in maniera sempre maggiore nelle scuole l’uso delle tecnologie, con la finalità di rendere consapevoli i giovani del modo in cui esse possano effettivamente rappresentare un vantaggio in termini di apprendimento e accresciuta produttività, piuttosto che un mero fattore di svago e distrazione.

L’avvento dei diversi tool di intelligenza artificiale sta infatti trovando insegnanti e studenti impreparati ad accogliere la sfida e a trarne dagli stessi effettivi vantaggi piuttosto che un pericolo di sostituzione nei compiti da eseguire. Infine, in considerazione delle profonde differenze territoriali legate al grado di urbanizzazione, sarebbe opportuno che le istituzioni preposte ad assistere i giovani nel delicato passaggio di transizione al mondo del lavoro, offrano interventi differenziati per coloro che vivono nelle aree interne e che devono pertanto superare barriere ancora superiori a quelle riscontrate dagli altri giovani NEET.

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