I pensionati tornano a lavoro per pagarsi le bollette: potrebbe sembrare la trama di un film ma non lo è. Si tratta della triste realtà che arriva dagli Stati Uniti, dove in tanti sono costretti a dire addio al relax meritato dopo una vita di lavoro e a tornare a sporcarsi le mani. È successo ad esempio a Steve Weeks, che dopo quarant’anni come venditore di materassi si godeva la pensione tra allenamenti e partite di golf, fino a che l’inflazione non lo ha costretto a rinunciare un po’ a tanti sfizi, mettendo a rischio anche il pagamento dei beni primari.
Così, il 69enne originario di Bradenton, in Florida, ha deciso di tornare a lavorare in un bar, in modo da arrotondare. Negli Stati Uniti sono diversi i pensionati che hanno seguito la stessa strada di Weeks, tornando a lavorare grazie all’aumento dei salari nei ristoranti e nei fast food. Gli anziani vengono assunti al posto dei giovani e le aziende li preferiscono perché sono puntuali, hanno esperienza e non hanno problemi di impegni o orari.
Pensionati, perché tornano a lavorare?
Dall’inizio dell’anno, sono stati 27 gli Stati e 59 le città, tra cui Washington e New York, che hanno alzato i salari minimi a 13 euro all’ora nel campo della ristorazione. La retribuzione più alta attira di più sempre più persone, soprattutto i lavoratori più anziani che ormai sono sempre più spesso alla ricerca di un’occupazione. Secondo un sondaggio dell’associazione Aaarp, il 55% dei pensionati che sono tornati a lavoro l’ha fatto per questioni economiche, in primis l’aumento dei costi delle bollette energetiche.
Altri, invece, lo fanno per togliersi qualche soddisfazione e potersi concedere un viaggio o qualche sfizio in più. “I lavoratori più anziani apportano più capacità comunicative ai ruoli a contatto con i clienti e tendono a essere più affidabili, mostrando livello più elevati di puntualità, un minore assenteismo e una minore inclinazione a cambiare lavoro” ha spiegato Silvia Martinevic, ceo di Deputy, società di software negli Usa.