La Banca centrale europea ieri ha ridotto il tasso sui depositi di un quarto di punto portandolo al 2%; è l’ottavo taglio dall’inizio del ciclo espansivo iniziato a giugno dell’anno scorso e partito da un livello del 4%. La decisione ha rispettato le attese del mercato che incorporavano già da settimane una probabilità vicina al 100% di un taglio.
Secondo Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, siamo alla fine del ciclo di politica monetaria. Anche in questo caso c’è una corrispondenza con le attese dei mercati che scontano, con una probabilità del 90%, un ultimo taglio a settembre che porterebbe la Bce all’1,75% per poi fermarsi.
Il mestiere dei Banchieri centrali rimane complicato. Secondo una recente pubblicazione dell’Ocse i dazi comportano rischi al ribasso per la crescita e al rialzo per l’inflazione; questa è solo l’ultima ricerca in ordine di tempo a evidenziare rischi che possono rendere difficile l’azione delle Banche centrali.
Ieri la Bce ha rivisto al ribasso le proprie stime d’inflazione che dovrebbe attestarsi al 2% nel 2025 e all’1,6% nel 2026; in entrambi i casi con un calo dello 0,3% rispetto alle stime precedenti. Per il 2027 la stima è rimasta invariata al 2%. L’Eurotower ha abbassato anche le stime di crescita per il 2026 all’1,1% (dall’1,2% precedente) mentre quelle relative al 2025 e al 2027 sono rimaste invariate (0,9% e 1,3% rispettivamente).
Christine Lagarde avvisa però che in “condizioni di eccezionale incertezza” la Bce seguirà un approccio dipendente dai dati e riunione per riunione. La parola “incertezza” ricorre dieci volte nel testo con cui la banca centrale ha spiegato la decisione di ieri ed è accompagnata dagli aggettivi “eccezionale”, “elevata” e “aumentata”.
L’accordo commerciale con gli Stati Uniti, il principale partner commerciale dell’Europa, non è ancora definito; i problemi tra America e Cina, il secondo partner commerciale europeo, difficilmente rimarranno confinati all’altra sponda dell’Atlantico. Le tensioni geopolitiche, a partire dalla guerra in Ucraina, comportano rischi per la sicurezza energetica. Il piano europeo di investimento nel settore della difesa implica rischi sui prezzi.
Nello scenario di prezzi e crescita delineato ieri dalla Bce la decisione sui tassi è corretta e probabilmente si sarebbe potuto procedere più velocemente nel percorso di taglio dei tassi. Se le stime di crescita, invece, si rivelassero ottimistiche, per esempio per un inasprimento della guerra commerciale, la Bce si troverebbe senza più molto spazio di manovra per tagliare i tassi tanto più con rischi al rialzo per i prezzi. È difficile intanto fare affidamento sulle stime di crescita e inflazione della Bce non per una sua incapacità ma per uno scenario “eccezionalmente incerto”.
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