La gran parte degli italiani, se di quel che accade in politica ha sicuramente una propria legittima opinione personale, difficilmente segue da vicino le cronache parlamentari.
Pochissimi avranno quindi capito esattamente cosa contempli il “decreto sicurezza” approvato definitivamente al Senato e quindi convertito in legge, eppure – se si facesse oggi un sondaggio tra gli elettori di sinistra – sono sicuro che, debitamente informati, quegli stessi elettori non condividerebbero le piazzate messe in campo dal Pd e soci per tentare di opporsi al decreto.
È un ulteriore esempio concreto dello scollamento che la sinistra ha sempre di più con la propria “base”, perché basterebbe ascoltare i discorsi della gente per capire come il tema sia molto più sentito e condiviso dalla gran parte dei cittadini italiani che – a torto a ragione – hanno “fame” di una maggiore sicurezza generale.
I motivi sono profondi e in parte non positivi, motivati anche dalle troppe trasmissioni in cui ci si logora correndo dietro a violenze e delitti, ma resta il fatto che tutti si sentono progressivamente più insicuri e chiedono quindi risposte concrete.
La nuova normativa non sarà certo perfetta, ma si propongono interventi assolutamente condivisibili, soprattutto tra alcuni ceti sociali e nei grandi centri urbani.
Non sempre si percepisce infatti a fondo il disagio che – soprattutto gli anziani – vivono davanti alle notizie (a volte perfino esagerate) delle occupazioni abusive delle abitazioni, oppure davanti alla realtà di una pressoché totale impunità della micro-criminalità.
Basterebbe che i senatori di sinistra che ieri hanno improvvisato un sit-in contro “le norme liberticide” sedendosi al centro dell’emiciclo al Senato girassero un po’ di più per le metropolitane italiane o sugli autobus, oppure ascoltassero i commenti della gente prendendo il caffè. Si renderebbero conto molto meglio dello stato delle cose che pretestuosamente vogliono negare.
Sicuramente qualsiasi legge può dare delle risposte solo parziali, non si può (e non si deve) “casermizzare” il Paese, ma è innanzitutto la “percezione” che conta.
Se devo attraversare la strada e al di là del marciapiede c’è una pattuglia di Carabinieri ho meno paura di uno scippo, così percepisco più sicurezza se vedo finalmente che persone in divisa chiedono i documenti ad una slava nota nel quartiere per i suo “colpi con destrezza” e che ogni giorno – pur fermata – può impunemente ritornare a fare il suo “mestiere”. Negarlo, immaginando che – chissà perché – la Meloni e il governo offrano con questo un’immagine di violenza o repressione, è una sciocchezza, ispirata a pura demagogia.
È esattamente il contrario: anche gli elettori di sinistra chiedono al governo le stesse cose, rendendosi conto che più controlli sono necessari, anche se i risultati alla fine fossero modesti.
Perché non basta la legge, e le condanne dovrebbero essere applicate, mentre le carceri scoppiano e si pone seriamente il problema di un indulto almeno parziale; ma è trasversale la percezione della vita grama che conducono le forze dell’ordine, che nel nostro Paese sono troppo spesso indicate come violente.
È ridicolo (o peggio) che il Consiglio d’Europa si chieda se i poliziotti italiani siano “razzisti”. Vengano, i signori di Strasburgo, a passeggiare di sera in una periferia italiana e si guardino in giro prima di giudicare. Ma è – appunto – la stessa demagogia del sit-in al Senato, quella che si avverte nei sacri palazzi europei, dove la demagogia politica allontana sempre di più gli eletti dagli elettori.
Le nuove norme sono necessarie almeno come risposta formale dello Stato, tanto ci penseranno poi i giudici “progressisti” a limare, cancellare, rinviare, discettando sui sacri princìpi di presunta lesa libertà, cambiando idea (forse) solo dopo il primo furto che avranno subito a casa propria.
Perché c’è anche questo da dire: si spacca il capello sui presunti diritti lesi, ma nessuno (o quasi) percepisce le conseguenze del “danno sociale” subito dai cittadini inermi, quelli che prima si vedono colpiti e poi vedono colpire chi dovrebbe difenderli, diffondendo così la percezione (che purtroppo è realtà) di una sostanziale impunità dei delinquenti, che diventa così la negazione dei diritti dei cittadini onesti.
Non è demagogia questa, ma sacrosanta verità.
Forse manca libertà in Italia perché da un po’ di tempo sono vietati i rave party? Eppure – a parte una micro-minoranza che li frequentava – si è riusciti finalmente a contenere il fenomeno e relative devianze, eppure anche quella legge era stata osteggiata, vilipesa, imputata di “lesa libertà”.
Finalmente il governo ha fatto “qualcosa di destra” che però piace anche ai cittadini di sinistra, un po’ meno forse ai loro rappresentanti ufficiali, ma – ripeto – per la sinistra questo atteggiamento strampalato è stato un nuovo, pazzesco autogol. Adesso il governo non dovrebbe perdere l’occasione di far conoscere bene i contenuti di quanto è stato votato e che viene tanto contestato.
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