Il botto anticipato di fine anno lo ha fatto esplodere Libero con un’intervista esclusiva a Silvio Berlusconi. Che cosa possa dire di veramente nuovo il leader del centrodestra lo si capisce fin dal titolo, piuttosto debole: “Adesso parlo io”.
Non ci sono notizie ma qualche spunto da andare a cercare qua e là, come un presunto accordo “al 95%” sul programma con Salvini e la Meloni oppure l’altolà dato ai verdiniani che vorrebbero ritornare all’ovile. “Io sono convinto — dice Berlusconi — che ricompattare il centro sia indispensabile, ma questo non può avvenire attraverso accordi di palazzo con membri della nomenclatura politica privi di appoggio popolare”.
C’è comunque la conferma che Forza Italia farà un’opposizione “responsabile” (cioè molto benevola) al governo Gentiloni. Il quale riceve subito una benedizione larghissima dal Cavaliere in merito alla difesa del Montepaschi: “Bisogna assolutamente intervenire aldilà del fatto che sia stata una pertinenza della sinistra. Io non ragiono così, quando è in gioco l’interesse nazionale”. Il governo, gentilmente, darà una mano a difendere una “pertinenza della destra” come l’italianità di Mediaset dagli attacchi dei francesi.
Vittorio Feltri, accanto all’intervista, pubblica un suo commento molto critico con il Cavaliere rimproverandogli proprio di avere abbandonato ogni idealità per inseguire soltanto gli interessi del portafoglio. D’altra parte, la lista dei sottosegretari preclusa agli uomini di Denis Verdini in qualche modo suggella il fatto che l’esecutivo conta più sulla stampella degli azzurri che sull’appoggio degli ex forzisti.
Quello che Feltri non aggiunge è che Berlusconi ha cominciato subito a mettere qualche paletto a Gentiloni. Per esempio sulla legge elettorale. Dice il leader di Forza Italia: “Spero che il Partito democratico abbia acquisito la consapevolezza che le forzature non portano bene”. Sembra di cogliere un riferimento ai mancati accordi sull’elezione di Mattarella e alle forzature operate da Renzi. Il Mattarellum non piace a Berlusconi, che lo ripete anche a Libero. Il Pd, dunque, e il governo devono fare attenzione a non tagliare fuori gli azzurri dalla trattativa sulla nuova legge elettorale. Lo scenario preferito del Cavaliere è quello del ritorno al proporzionale, strategia scelta anche dai centristi di Alfano. “Quanto a ciò che accadrà dopo le urne lo vedremo — sono le parole di Silvio —: se ci sarà il proporzionale saranno gli italiani a decidere con il voto se vi sarà un unico vincitore, o se si dovrà ricorrere a una coalizione”. Nella quale naturalmente Forza Italia sarà l’ago della bilancia.
È un’intervista nella quale Berlusconi si dilunga molto più a spiegare la “costruttività” dell’opposizione azzurra al governo Gentiloni piuttosto che dettagliare i numerosissimi (a suo dire) punti di contatto con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Qualche giorno fa, in un’altra intervista al Giornale, Stefano Parisi aveva tentato un autorilancio dicendosi disponibile a riallacciare il dialogo con la Lega. Ma Berlusconi liquida il “dottor Parisi” in poche battute. Al momento egli sembra veramente più preoccupato di trattare con il governo piuttosto che di compattare la propria coalizione.
Il Cavaliere non vede elezioni dietro l’angolo, al contrario di Matteo Renzi. E forse anche i grillini si convertiranno a questa prospettiva più lunga. Ieri in un’intervista a Repubblica l’assessore romano Massimo Colomban ha fornito dati tragici sul dissesto finanziario del comune di Roma (le municipalizzate sono tecnicamente fallite e lo stato dovrebbe metterci 2 o 3 miliardi). Per governare, ha aggiunto Colomban, non basta essere onesti, ci vogliono managerialità e professionalità che i 5 Stelle in questo momento non possiedono e devono andare a cercare altrove. È un grido d’allarme che non aiuta la volontà dei boss grillini di andare di corsa al voto.