Ilaria Capua: “Peste suina? Non esiste un vaccino”/ “Rischiamo lockdown dei maiali”

- Josephine Carinci

Ilaria Capua, virologa, ha parlato della peste suina e delle possibili conseguenze sulla salute umana: "Rischiamo il lockdown dei maiali e..."

ilaria capua (Di Martedì)

L’Europa vive giorni di preoccupazione a causa del virus della peste suina. Nonostante da parte degli esperti arrivino rassicurazioni – perché il virus non si trasmette all’uomo né per via diretta (dunque con il contatto) né indiretta (attraverso gli alimenti), la popolazione vive l’arrivo del nuovo virus come una vera e propria incombenza. Ilaria Capua, scienziata e virologa, ne ha parlato in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera.

Il virus, spiega l’esperta, circola da anni nell’Europa Centrale. Questo infatti ha portato all’abbattimento di molti cinghiali a Roma e lo stesso potrebbe accadere anche con i maiali, anche se sarebbe un vero e proprio disastro. Capua ha spiegato che il rischio è quello di un lockdown dei maiali: “Mi auguro che non succeda, ma il mercato dei prodotti di origine animale funziona così. Sarebbe un disastro, perché vorrebbe dire bloccare tutta la filiera, posti di lavoro. Se non hai un vaccino è molto difficile controllare la malattia e la sua circolazione. Una volta che è arrivato all’interno di una popolazione recettiva potrebbe esplodere”.

Ilaria Capua: “Così può diffondersi il virus”

La virologa Ilaria Capua, parlando poi dei rischi che potrebbe portare il virus della peste suina, ha proseguito: “Rischiamo che, anche in maniera un po’ strumentale, si possa arrivare a un blocco dell’export dei prodotti. È una malattia che non vuole nessun Paese. Forse anche per questo non si avverte l’allarme che si nasconde dietro la notizia più di colore, i cinghiali tra i cassonetti. Abbiamo già l’infezione in tre regioni: Piemonte, Liguria, Lazio. La prima cosa da fare è capire se c’è un legame”.
Una delle modalità di induzione del virus è proprio quella per via alimentare: “In letteratura sono riportati casi di camionisti che arrivano dalle zone infette (in questo caso verosimilmente da est), solo perché viaggia per migliaia di chilometri con i suoi panini farciti con l’insaccato fatto con il maiale di allevamento familiare. È sufficiente che a destinazione butti l’ultimo pezzo di panino e che un cinghiale lo mangi nella spazzatura ed ecco il primo caso. Oppure è arrivata tramite una catena di contagio legata ai movimenti di cinghiali infetti”.






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