L'ILVA di Taranto protagonista del film Palazzina LAF: lo scandalo dell'acciaieria e le malattie denunciate dai residenti e dagli ex dipendenti
Andrà in onda questa sera il film “Palazzina LAF” ambientato in quella tristemente nota – e ampiamente discussa e criticata – ILVA di Taranto e dedicato interamente a quello che accadeva all’interna della palazzina destinata agli operai dell’impianto siderurgico: la chiave del film è soprattutto ironica, con una certa nota drammatica in sottofondo, ma certamente riapre i ricordi su un delle pagine della cronaca industriale italiana che maggiormente ha attirato l’attenzione dei media sul finire degli anni ’90.
Qui più che sul film in sé vorremmo, non a caso, dedicarci alla storia dell’ILVA di Taranto ponendo il nostro focus su quelle numerose denunce che si sono susseguite nel corso degli anni e che a oggi non trovano ancora effettive risposte da parte delle tante indagini che si sono aperte sul tema: il punto di partenza non può che essere, naturalmente, l’apertura dello stabilimento che avrebbe dovuto risollevare l’intera economia del Sud Italia.
Già nel 1998 l’ILVA di Taranto iniziò a far discutere per le elevate emissioni che superavano abbondantemente i limiti consentiti dalla legge e da quel momento si aprì il lunghissimo caso mediatico e processuale che resta ancora oggi abbondantemente aperto; mentre ciò che effettivamente interessa a noi è il fatto che nell’area – in questo caso indubbiamente – vennero individuati livelli altissimi di polveri sottili, accertate da una perizia del 2010.
Quali malattie sono state denunciate a causa dell’ILVA di Taranto: le perizie e le indagini epidemiologiche
Partendo proprio da qui, prima di arrivare alle malattie contestate alle operazioni dell’ILVA di Taranto, è utile ricordare che secondo la perizia del 2010 all’acciaieria sarebbero imputabili livelli altissimi di polveri sottili, diossido di azoto, anidride solforosa, acido cloridrico, benzene e IPA, oltre a metalli sottili come l’arsenico, il cadmio, il cromo (anche quello trivalente), il rame, mercurio, nichel, piombo e zinco.

Pur in assenza di certezze legali appurante nelle dovute sedi dei tribunali, secondo diverse analisi epidemiologiche che si sono susseguite nel corso degli anni dallo scoppio dello scandalo dell’ILVA di Taranto, risulta che sia aumentata di molto l’incidenza di tumori e malattie respiratorie: nel dettaglio, tra i dipendenti si sono registrati tra il 40% e il 50% in più dei casi di cancro e nella popolazione generale di Taranto si parla di un 54% in più di casi tra i bambini e un 21% di mortalità infantile in più rispetto alle medie regionali.
