Europa criticata da imam e attivisti islamici in Italia: “In Iran più coerenza, in Occidente solo ipocrisia e doppie morali”
Nelle ultime ore, il dibattito interno alle comunità islamiche italiane ha assunto toni sempre più duri e polemici nei confronti dell’Europa e a innescare la reazione sono stati gli ultimi sviluppi del conflitto tra Israele e Iran, ma ciò che emerge dalle moschee e dai centri culturali – da Segrate fino a Terni – va oltre l’attualità geopolitica.
In molti ambienti si respira un clima di contrapposizione netta verso l’Occidente, considerato colpevole non solo di sostenere lo Stato ebraico, ma anche di perpetuare – a detta di molti esponenti religiosi – un doppio standard su diritti, democrazia e libertà; la parola più ricorrente è “ipocrisia”, e il paragone tra l’Europa e la Repubblica Islamica dell’Iran non è più un tabù, anzi, per alcuni rappresentanti religiosi è proprio Teheran a garantire maggiore “coerenza”.
Ali Abu Shwaima, imam della moschea di Segrate ed ex segretario dell’Ucoii, ha dichiarato che se l’Iran viene definito illiberale per l’obbligo del velo, allora anche la Francia dovrebbe esserlo, visto che lì, ha spiegato, si obbligano le ragazze a toglierlo, ma le sue parole si inseriscono in un discorso più ampio in cui Israele viene definito uno Stato contrario all’ordine mondiale, mentre l’Europa sarebbe colpevole di islamofobia istituzionale.
Un tono che si è fatto più marcato nelle ultime ore, dove – complici le tensioni internazionali – la solidarietà con l’Iran sembra superare anche le critiche interne a Teheran, in nome di un fronte comune anti-occidentale; a Terni, per esempio, i referenti del centro culturale islamico hanno parlato apertamente di un’Italia “succube degli Stati Uniti” e si sono spinti a ipotizzare che se domani Trump chiedesse a Meloni di invadere l’Iran, lei lo farebbe senza esitazioni, non una provocazione isolata, ma una linea che si sta rafforzando a livello nazionale.
Europa islamofoba, Iran modello: il pensiero di imam e attivisti accende le comunità islamiche italiane
A emergere è una narrazione alternativa dell’Europa, che si diffonde tra post, dichiarazioni pubbliche e interventi nei media islamici, dove l’Iran – nonostante repressioni, condanne e discriminazioni – viene descritto come un Paese più rispettoso dell’identità islamica rispetto a un’Europa accusata di voler “liberare” le donne musulmane per trasformarle, scrivono alcuni, “in profili da OnlyFans”.
A usare questa espressione è stata Hanieh Tarkian, docente e collaboratrice di un portale islamico italiano, che in un post ricondiviso dal coordinatore delle comunità milanesi Davide Piccardo ha ironizzato sull’idea che in Iran le donne siano oppresse, ribadendo che lì il 65% degli studenti universitari sono femmine; l’Occidente, ha scritto, vuole salvarle offrendo come unica alternativa la mercificazione del corpo.
Il messaggio, anche se veicolato con toni provocatori, è stato recepito e rilanciato in diverse realtà associative, mentre Piccardo, già attivo nella Costituente Islamica di Milano, ha condiviso sui suoi canali social una foto del leader nordcoreano Kim Jong-Un con la scritta “pensaci tu”, alludendo chiaramente a un desiderio di contro-potere rispetto all’azione israeliana contro Teheran; un gesto che, sebbene giocato sull’ironia, conferma quanto il clima sia teso e quanto alcune figure pubbliche all’interno delle comunità islamiche stiano spingendo su una narrazione fortemente antagonista.
Dall’altra parte, pochi imam hanno scelto la cautela – tra loro quelli di Milano e Torino – limitandosi a invocare un cessate il fuoco “ovunque” e a condannare genericamente “la guerra in quanto guerra”, ma sono voci isolate, in un contesto in cui il sostegno all’Iran sembra prevalere, anche quando la realtà del regime degli Ayatollah – tra repressioni e limiti alle libertà – è davanti agli occhi di tutti.
Quello che si osserva, in sostanza, è un allineamento sempre più marcato tra alcune parti del mondo islamico italiano e una visione apertamente contraria all’Europa, accusata di doppia morale, imposizione culturale e complicità con Israele; il caso iraniano diventa così il pretesto per mettere in discussione l’intero impianto di valori occidentali – dalla libertà religiosa alla laicità – e per rafforzare una narrazione identitaria che, in nome della coerenza religiosa, sembra pronta a chiudere gli occhi su ogni violazione dei diritti, purché venga dal fronte “giusto”.